12 dicembre 2012

L'inferno della signora Jessen

CI SIAMO COMMOSSI in molti momenti dell'incontro con Gianna Jessen cui accennavo nel post precedente. Per esempio quando una donna dal pubblico ha detto più o meno: «Mi dispiace molto per tua madre, perché si è privata della gioia di assistere ai tuoi primi passi e perché non ti ha mai sentita cantare».

Gianna ha risposto che, in effetti, sua madre l'ha sentita cantare. Gianna le aveva fatto sapere di averla perdonata ma anche che non se la sentiva di incontrarla. Così sua madre si è presentata a sorpresa ad una sua conferenza. Ma non è stato l'incontro commovente e gioioso che uno si sarebbe aspettato: quella donna le ha scaricato addosso tutta la rabbia e la frustrazione di una vita piena di errori. «Tu sei motivo di imbarazzo per tutta la mia famiglia! Tu non dovresti esistere!», le diceva. Gianna dovette troncare l'incontro dicendole che perdonava, sì, ma non si lasciava insultare a quel modo.

Quando ho raccontato questo particolare a scuola, alcune ragazze sono rimaste perplesse: Perché quella madre ce l'ha con la figlia, quando tutto il torto è chiaramente suo? Ho provato a improvvisare una spiegazione per un comportamento che io credo di capire e che quelle ragazze, ancora poco ferite dalla vita, forse non coglievano.

Quando qualcosa ci rimorde la coscienza abbiamo solo due alternative: una è riconoscere la nostra colpa e cercare di farci i conti, cercando il perdono ove possibile (con Dio è sempre possibile); l'altra è negare la colpa e rovesciarla sugli altri. La Chiesa mi dice che ho sbagliato? La Chiesa è cattiva e repressiva. Tu mi dici che ho sbagliato? Tu sei mio nemico, crudele e spietato perché vuoi farmi soffrire. L'esistenza stessa di Gianna mi dice che ho sbagliato? Gianna non dovrebbe esistere e, se non ha almeno il buon gusto di scomparire, allora è una sadica dedita a rovinarmi la vita.

Si capisce questa logica malata? Si capisce che allora, posta di fronte all'immenso amore misericordioso di Dio, una persona possa abbandonarsi in lui nella gioia del paradiso, ma possa anche reagire con stizza perché la luce abbagliante di tutto quell'amore la fa sfigurare, mettendo in risalto le sue imperfezioni. Quell'anima direbbe "Sta' lontano da me, Dio crudele, perché tutta questa bontà è per me un'accusa che mi tormenta!". Questo è l'inferno; ed inizia già in questa vita.

Prego con timore per la madre di Gianna Jessen.

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