tag:blogger.com,1999:blog-121528812024-03-05T15:30:37.531+01:00Lavori in corsoSpunti raccolti al volo, perché «Lo spirito è fugace, non si ripete: se non si afferra l’oracolo nel momento in cui soffia, è perduto per sempre» (Jean Guitton).Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.comBlogger399125tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-26878613293968195792022-10-16T22:04:00.004+02:002022-10-16T22:08:13.823+02:00Un quasi haiku di Etty Hillesum <div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://www.bessicapiante.it/it/catalogo/kerria-japonica-pleniflora-v19-rosa-del-giappone-0611" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left; margin-right:1em"><img alt="" border="0" width="220" height="220" data-original-height="1552" data-original-width="1920" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5NnVyMHidC4t_EOoNOv4ogcZGa_RDPsmudSNf5J_8Zgk51PJDtePFfQ60cKdevdSM2ghzhrCS2i0xp65o5mCTvAOEsN3oDw0nF6GnUQk4OOnGk8b-hOZSw6Z45L-7hP455lPz8Q6p8GbU6I2GDrbyBGDa3kjAklV7QU-dtoyHk85k7bunkjc/s320/kerria-japonica-pleniflora.jpg"/></a></div><strong><big>L</big>EGGEVO UN PENSIERO</strong> di Etty Hillesum e mi sono detto: "sembra quasi un haiku!". Se non per la metrica, sicuramente nella struttura: c'è un'osservazione, che produce una risonanza emotiva, che porta ad una conclusione non scontata. Lo riporto nella versione di Lorenzo Gobbi: Etty Hillesum, <i>Il bene quotidiano</i>, p. 68 (17 giugno 1942).
<blockquote class="citazione">Quella gialla rosa tea si è aperta. Solo per tutto questo giallo, che comunque non è nemmeno giallo, si dovrebbe confidare in Dio.
</blockquote>
Si può condensare in un vero haiku? Il bello dell'haiku è la sua brevità. Richiede di concentrare molto, lasciare molto al non detto e, comunque, rinunciare sempre a un bel po' di quello che volevi dire. Che poi significa lasciare al lettore lo spazio perché dica lui, perché lo spunto da cui il componimento è nato, risuoni nell'altro con significati nuovi.
<br/>
<br/>
Io ci ho provato, ed è venuto fuori questo:
<div style="font-size:161%;text-align:center;font-style:italic">
giallo è il fiore<br/>
tu puoi, se guardi bene<br/>
credere in Dio</div>
Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-92055288671477959682021-02-25T21:00:00.022+01:002021-02-25T21:00:00.174+01:00Imparare i Salmi a memoria (2 - soddisfazioni)<div class="separator" style="clear: both;"><a href="http://www.associazioneitalianarpa.it/wp-content/uploads/2013/11/2.jpg" style="display: block; padding: 0 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" width="220" data-original-height="398" data-original-width="398" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhm_QE7PSstcXn5UftAIzpDKA2_KT6LxL2UR6926GHrP2zRPTpXf35skoeGxZgOO9LUS0hz9FaZ1djTU_Xaj5hxl3Pfz-1Hx0J9AOLG61wPjAQE2yUzJ-KRtturlEZlCvL3z-tAlw/s320/Davide2.jpg"/></a></div><p><b><big>E</big>RA PASSATO</b> non solo l'Avvento, ma anche il Natale. Avevo letto decine di volte il Salmo 80, cercando anche di pregare e di meditarlo. Ma niente. Non ricordo fin dove ero arrivato, ma più o meno al primo "fa' che ritorniamo".</p><p>La mia vena oziosa mi aveva anche aperto un altro spiraglio: ho usato diverse volte <a href="https://apps.ankiweb.net/" target="_blank">Anki</a> per memorizzare vocaboli stranieri (lo consiglio!). Chissà che nel mondo "anki" non ci fosse qualche idea su come memorizzare un testo poetico? Ovviamente c'era! ... Ma per nulla ragionevole.</p><p>Prima di abbandonare il progetto ho pensato di fare un ultimo tentativo con il solito vecchio metodo, quello che usavo alle elementari per imparare a memoria e che da allora non è mai cambiato. Si ripete fin dove si è imparato, poi si aggiunge il verso successivo, poi si ripete da capo. Ogni volta un po' di più.</p><p><b>Prima soddisfazione</b>: è facilissimo! Forse merito delle numerose riletture delle settimane precedenti, ma imparare una riga alla volta risultava facile e persino rilassante. Con l'accortezza ovvia (imparata da anki, credo) che non serve ripetere tutto daccapo ogni volta. Si impara un pezzo e poi lo si mette insieme con tutto quello che veniva prima.</p><p>Ero bene avviato verso la conclusione del salmo (qualche difficoltà con gli ultimi versetti), quando ho avuto una <b>nuova soddisfazione</b>. Imparandolo a memoria, con lo sforzo di ricordare la parola precisa e non una simile, osservando la struttura complessiva per ricordare cosa viene prima e cosa dopo, cioè facendo attenzione al testo come solo si fa imparandolo a memoria... <b>ho scoperto che il salmo 80 è molto bello!</b></p><p>Mi ci sono affezionato, l'ho riconosciuto come un amico quando capitava nel Breviario, ho colto dettagli ("risplendi": è l'indicativo di una constatazione, o l'imperativo di un invito?), credo di aver capito cose che nei commenti non avevo trovato. Soprattutto, mi è tornato in mente in molte occasioni, con significati nuovi, riflessi di quel particolare momento. Adesso capisco il tizio dell'articolo: lui diceva che i Salmi vanno imparati "pregando e meditando". Adesso io aggiungo che <b>vanno imparati "per pregare e meditare"</b>.</p><p>Ora sono lanciato: dopo l'80 sono passato al 133 ("Ecco, com'è bello e com'è dolce"), più breve, e ora sono sul 23 ("Il Signore è il mio pastore"). Ho rinunciato a una regola per sceglierli (quello era solo un gioco) e spero di impararne molti. Ovviamente ho scritto questi due post per incoraggiare anche te che leggi: vale la pena approfondire i Salmi!</p><p>Non dirò mai più che un salmo mi dice poco. Agostino si sofferma a commentare ogni singola parola (persino "Di Asaf. Salmo" è oggetto di un suo commento), e aveva ragione: la Parola di Dio è troppo ricca per prenderla con leggerezza!<br /></p>Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-25865746002480693072021-02-18T17:48:00.004+01:002021-02-18T19:27:15.873+01:00Imparare i Salmi a memoria (1 - delusioni)<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://usercontent2.hubstatic.com/6666959_f520.jpg" style="display: block; padding: 0 1em 0 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" width="220" data-original-height="766" data-original-width="767" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQPn-yHexKNv-HxpdxUKk_K2Dd2EhL7boQWJ_BZwHBQV-uMv9lL6UzqXV3WhuVg9lFzRV3MrJRwpDeUUOX5B159ZhVzCAjxOlNtCAur2HhX-DE91tJRcT1BDSqpanRa3AVoMSjtA/s767/Davide.jpg"/></a></div><p><b><span style="font-size: large;">H</span>O SEMPRE </b>il desiderio di imparare a memoria i miei testi preferiti. Penso sia colpa di Jean Guitton e del mio prof di filosofia, ma non è questo il tema. Sottolineo "desiderio": quello c'è. Farlo è altra questione.<br /></p><p>Così un giorno mi è venuto questo pensiero: chissà quanto ci vuole ad imparare a memoria i Salmi? Un salmo... alcuni salmi... <i>tutti e centocinquanta</i> i Salmi! Ovviamente era un pensiero ozioso, però...</p><p>Girandoci intorno mi sono detto: gli americani citano sempre la Bibbia a memoria, come il cecchino di <i>Salvate il soldato Ryan</i>, che recita salmi mentre spara ai tedeschi. Magari hanno sviluppato qualche tecnica per impararli più facilmente. Cerco in internet!</p><p>Ho subito trovato <a href="https://praypsalms.org/how-i-learn-the-psalms-by-heart-761ef7debde8"><i>How I Learn the Psalms by Heart</i></a>, molto promettente per me che volevo continuare a crogiolarmi, guardandomi bene dal passare all'azione. Il primo concetto che propone mi ha subito conquistato: i Salmi non sono un testo qualunque, bisogna impararli <i>pregando</i>! Bisogna recitarli e meditarli molte volte. D'accordissimo!</p><p>Di consigli più concreti che offriva, ricordo solo quello di rileggere molte volte prima di ricorrere ad un commento. A quel punto dovevo provare, ma da quale salmo iniziare? Purtroppo sono fatto così: soprattutto nelle attività oziose mi piace stabilire regole e criteri. Con che criterio scegliere un salmo da imparare?</p><p>Mancavano circa due settimane all'inizio dell'Avvento e ho pensato: il salmo responsoriale della Prima Domenica di Avvento sarà sicuramente appropriato al tempo. In due settimane lo imparo di sicuro e così mi accompagna per tutto l'Avvento. Anzi magari ne imparo uno a settimana, per tutte le Domeniche!</p><p>Detto, fatto. Cerco quale fosse il salmo prescelto (Salmo 80: "Tu, pastore d'Israele, ascolta..."), lo stampo e inizio a leggere.</p><p>Prima delusione: questo salmo non mi sembra un granché! Lo so che è irrispettoso dire così della Parola di Dio (più avanti mi faccio perdonare), ma dovevo ammetterlo: anche dopo numerose letture continuava a dirmi poco. Ho anche notato che è poco citato: ci sarà un motivo!</p><p>Seconda delusione: dopo numerose (davvero numerose) letture, la memorizzazione spontanea non andava oltre la terza riga. Comunque l'esperto diceva che dopo molte letture si può passare a un commento, quindi ho cercato consolazione nei commenti. Leggo le note sulla mia Bibbia, poi passo alle più estese della Bibbia di Navarra, poi una vecchia parafrasi-commento della Bibbia...</p><p>Ok, probabilmente si riferisce alla deportazione in Siria e non a quella in Babilonia. Un po' pochino. Da questo punto in poi, ogni altro commento che mi capita a tiro lo leggo, ma sembra ripetere le stesse cose. Solo sant'Agostino dice molto di più, ma lui fa commenti allegorici: molto belli ma decisamente fantasiosi. Non quello che cercavo.</p><p>Be', la storia si fa lunga, quindi la divido in due post. Alla prossima!<br /></p>Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-41471968834889357952018-12-22T19:06:00.005+01:002021-02-18T19:56:51.348+01:00Haiku mariani (2 - Natale)<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHEa8MwIa75CAHfVYwaNSImQwIemeY8TL_etBV3BALte-GekCio7qFX0NrJ3NxIJZIu0BMbqa1XtIb1XlO74pP5zxj5JpxJJSbRkwdRqIaVRK2rGxLCUp5RiGXnCs6ZpQzQwKhCg/s1600/15.jpg" style="display: block; padding: 0 1em 0 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" width="220" data-original-height="267" data-original-width="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwf-wcYqB7IzlNSf3Y6XGYmguDGjZVUz7T1yulRiSEbvSJzxOPRxbScnw7HWTCPI3zNAsYAL8MOshrlNfx2OS-01GgKiqFuoU8qFRaBvdZIDWT10i2MxCO1zFWM66AJH_5cfLwYg/s320/JapNatale.jpg"/></a></div><strong><big>C</big>OME TROPPO SPESSO</strong> mi succede, l'entusiasmo dell'idea di comporre haiku sui misteri del Rosario, si è raffreddato alle prime difficoltà. Ma visto che un po' ero andato avanti, metto qui le nuove aggiunte.<br />
<br /><div style="clear:both"></div>
<h2>Visitazione (segue)</h2><div style="font-size:161%;text-align:center;font-style:italic">Bambina mia<br />
Il Re è nel tuo grembo<br />
Sole che sorge</div><br />
<h2>Natale</h2><div style="font-size:161%;text-align:center;font-style:italic">Che volto offrivi<br />
Al tuo figlio, tuo Dio?<br />
Mille emozioni</div><br />
Ma sul Natale devo per forza riproporre <a href="https://lavorincorso.blogspot.com/2007/12/natale-un-haiku.html">il mio haiku preferito</a> (composto nel Natale 2002 e "postato" nel 2007: mi sembra ieri!). Non è espressamente "mariano" ma mi piace troppo!<br />
<br />
<div style="font-size:161%;text-align:center;font-style:italic">E nella grotta<br />
Rumina lento il bue<br />
La sua preghiera</div><br />
Con tanti auguri!Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-84436314041126015372018-11-15T12:24:00.002+01:002018-11-15T12:24:47.550+01:00Haiku mariani<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs2oMCn8EoufcAdekCTQf3VG3-AR4JbK_Dpgx7SDVtUS2bXirxFSqoy3unD-XFBNQmcWs08xnKq_jhIuit-_AvsFk4kVjJoBfuqPgnBsxiZpBvcMFzKsXY0n3FeFl5VLa33oU5rg/s1600/3fcfe-Japanese-Madonna-9-.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs2oMCn8EoufcAdekCTQf3VG3-AR4JbK_Dpgx7SDVtUS2bXirxFSqoy3unD-XFBNQmcWs08xnKq_jhIuit-_AvsFk4kVjJoBfuqPgnBsxiZpBvcMFzKsXY0n3FeFl5VLa33oU5rg/s320/3fcfe-Japanese-Madonna-9-.jpg" width="220" data-original-width="640" data-original-height="1084" /></a></div><strong><big>N</big>ON HO MAI PENSATO</strong> di saper scrivere poesie. Comporre <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Haiku">haiku</a> per me è piuttosto un esercizio di riflessione e un piacevole braccio di ferro con le parole.<br />
<br />
Se non fosse così, avrei scacciato immediatamente l'idea che mi ha assalito qualche giorno fa: comporre degli haiku sui <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Rosario#I_misteri">Misteri del Rosario</a>. Per farlo scelgo di allentare un po' i requisiti di contenuto di questa composizione, per avere qualche spazio in più di espressione. Ed ecco i primi risultati.<br />
<div style="clear:left"></div><h2>Annunciazione</h2><div style="font-size:161%;text-align:center;font-style:italic">Umile donna<br />
Ancella al suo Signore<br />
Ora gli è madre<br />
<br />
Da qui al Cielo<br />
Ci voleva una porta.<br />
E viceversa<br />
</div><br />
<br />
<h2>Visitazione</h2><div style="font-size:161%;text-align:center;font-style:italic">Fretta di gioia<br />
Portatore portato<br />
Prima di nascere<br />
</div><br />
Se vi piacciono, pregate che continui. Se non vi piacciono... pregate che smetta!Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-58397313524877939122018-08-12T17:47:00.001+02:002018-08-12T17:47:51.418+02:00Il bianco è bianco<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://images.e-flux-systems.com/164045_f486337ea4933509c0bced23ac900d74.jpg,1440" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://images.e-flux-systems.com/164045_f486337ea4933509c0bced23ac900d74.jpg,1440" width="220" data-original-width="800" data-original-height="800" /></a></div><strong>"<big>E</big>H SÌ,</strong> le cose vanno dette chiare. Pane al pane. Il bianco è bianco e il nero è nero"... Espressioni di un desiderio di chiarezza, di sincerità, che tutti comprendiamo e che saremmo tentati di condividere. E come non potremmo? Se proprio Gesù ci ha detto: «Sia invece il vostro parlare: "Sì, sì", "No, no"; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,37).<br />
<br />
Però ho l'impressione che chi davvero pratica il consiglio di Gesù, raramente si concede il vezzo di teorizzarlo. Forse fa parte del "sì-sì no-no" che sia una dottrina da praticare, non da discutere.<br />
<br />
Resta che, recentemente, la persona che mi proponeva l'apologia del bianco-bianco e nero-nero, dava l'impressione di uno che, indicando il cielo azzurro, dicesse: "Il bianco è bianco..." e, indicando poi blu intenso del mare, continuasse "... e il nero è nero". Mi sembra che troppo spesso, dietro l'apologia della chiarezza e autenticità, c'è un bisogno di semplificazione e di sicurezza, che fa violenza alla realtà. E quando provi a ragionare con certe persone, subito viene il "Eh, quanto sei complicato! Sempre con i tuoi distinguo...".<br />
<br />
Le ideologie sono daltoniche perché riduzioniste. La superficialità anche, sebbene in modo diverso. Ma facilmente finisce asservita all'ideologia.<br />
<br />
<small>L'immagine è di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Hilma_af_Klint">Hilma af Klint</a>, e si intitola <i>Il cigno</i> (1915). Non so cosa lei volesse rappresentare (e davvero i suoi quadri erano il risultato di profonde meditazioni), ma io ci vedo un arcobaleno di colori che vengono ridotti al solo bianco e nero.</small>Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-84818658650355471212018-08-04T23:23:00.001+02:002018-08-04T23:23:13.752+02:00Aragoste felici, retorica evoluzionista e altre questioni<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://amzn.to/2AI2ZbW" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/81cT3mdGdvL.jpg" width="220" data-original-width="540" data-original-height="800" /></a></div><a href="https://amzn.to/2AI2ZbW"><strong>J.B.Peterson, <i>12 regole per la vita. Un antidoto al caos</i></strong></a> ** (agosto 2018)<br />
<br />
<strong><big>M</big>E LO DICEVA SEMPRE</strong> la mamma: "Non dar retta ai consigli di vita degli sconosciuti!" (Be', non esattamente con queste parole). Avevo letto una recensione per l'uscita di questo libro (annunciato per ottobre in italiano, segnatevelo sul calendario per essere sicuri... di perdervelo) e diceva due o tre cose molto convincenti sull'autore. Qualche giorno fa ho iniziato a leggerlo e l'introduzione prometteva proprio bene, confermando le mie aspettative. A posteriori suppongo che l'articolo fosse basato proprio su queste prime pagine.<br />
<br />
Poi ho letto la prima delle dodici regole e non riesco a decidere se sono rimasto più disturbato dalla banalità della regola o dalla lunghezza delle spiegazioni a sostegno della stessa. Ho abbandonato il libro e scritto la mia stroncatura su goodreads (<a href="https://www.goodreads.com/review/show/2481914889">puoi leggerla qui</a> in inglese).<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE5oAh-ESMnyfw5UMkTLvm9vr8TYUocN88hQBToXHqQraIF68po_4Dv6Acgb1uajaXpfAN2pKRbmDOY0SxFLt4XyFoU55H3Ys3Yla1CIcaHXr__MhsTPbM9mO7QDQg0Ku5aPMnLw/s1600/lobster.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE5oAh-ESMnyfw5UMkTLvm9vr8TYUocN88hQBToXHqQraIF68po_4Dv6Acgb1uajaXpfAN2pKRbmDOY0SxFLt4XyFoU55H3Ys3Yla1CIcaHXr__MhsTPbM9mO7QDQg0Ku5aPMnLw/s200/lobster.jpg" width="160" data-original-width="512" data-original-height="512" /></a></div>Qui non è del libro che voglio parlare, ma... <strong>delle aragoste</strong>. Sì, perché l'autore spiega come le strategie di conflitto tra aragoste maschio, per il controllo del territorio e per l'accoppiamento, evitano il più possibile di arrivare allo scontro violento perché ogni combattimento porterebbe all'indebolimento di entrambi i contendenti che poi dovranno fronteggiare un ambiente ostile ecc. Ve lo risparmio, penso abbiamo visto tutti abbastanza documentari per conoscere il discorso (dei cervi, dei pettirossi, dei leoni... e anche delle aragoste).<br />
<br />
Mi ha però stuzzicato l'affermazione che queste strategie hanno garantito la sopravvivenza delle aragoste per <strong>350 milioni di anni</strong>. Wow! Ci pensate: non sappiamo bene quando sia apparso l'uomo sulla terra, ma in ogni caso le aragoste scorrazzavano nei fondali del mare già da almeno 349 milioni di anni quando la prima di loro venne arrostita alla brace. (Ops, scusate la divagazione).<br />
<br />
Ebbene, a questa affermazione seguono alcune pagine di esultanza per le meraviglie dell'adattamento e della selezione naturale. La natura seleziona i più adatti, le aragoste hanno imparato a farsi la guerra senza farsi troppo male e così... voilà! 350 milioni di anni di successo evolutivo. Con tutto il rispetto per l'evoluzione, gli evoluzionisti proprio non li sopporto. Perché ogni volta che si accenna a qualcosa che possa remotamente relazionarsi all'evoluzione è obbligatorio spegnere il cervello e dire qualche cretinata di questo tipo? Perché quello diceva che le aragoste, loro sì che sanno adattarsi all'ambiente. Da 350 milioni di anni. Sempre uguali. L'uomo che ne sa? Quello è arrivato ieri. Siamo ancora all'inizio del processo di adattamento. Eh già, quindi le aragoste sono immutate da 350 milioni di anni e allo stesso tempo evolvono da 350 milioni di anni?<br />
<br />
Ma non finisce qui. Noi dobbiamo adattarci come le aragoste! Perché l'autore quello che voleva dire era semplicemente che conviene affermare la propria superiorità senza bisogno di arrivare fino al conflitto. Devi adattarti! Ma scusa, guarda che l'uomo lo fa già da quando esiste (almeno credo: sicuramente da quando lo conosco). E poi, anche se fosse, se adesso ti do ascolto e "mi adatto", che succede? Sto facendo una piccola evoluzione? Evolve la specie umana, oppure io, o tutti e due? E poi mi assicuri che se imparo le tecniche dell'aragosta sopravviverò per 350 milioni di anni? Sto scadendo nel banale, mentre l'autore era ben più creativo di me.<br />
<br />
Sì perché dopo aver esultato sulle strategie collaudate per milioni di anni e sul funzionamento infallibile dell'evoluzione ecc. poi ci dice che l'ambiente mica rimane fisso. Eh no. L'ambiente cambia. Quindi quello che era "adatto" ieri non è più adatto oggi, e noi dobbiamo cambiare sempre... Ma come? E le strategie di milioni di anni? E chi glielo spiega all'aragosta che adesso deve cambiare tattica?<br />
<br />
Insomma, mi sembra che sia diffusa una certa "retorica dell'evoluzionismo", che non ha molto a che vedere con lo studio scientifico di questo fenomeno e che consiste nel mescolare a casaccio le categorie evoluzioniste saltando con disinvoltura dall'individuo alla specie, da scale di milioni di anni a cicli intragenerazionali, da leggi necessarie a consigli di vita. Si scambiano categorie biologiche con quelle psicologiche e sociali. Sembra ci sia l'illusione che tutto si possa spiegare con le categorie evolutive opportune.<br />
<br />
Capisco che questa è l'eredità di più di un secolo di dibattiti a forte polarizzazione ideologica. Ma non ne posso più di sentir dire cose senza senso, ripetute a pappagallo senza lo sforzo di capirle (o di pensarle?). Ma forse è ancora il metodo dell'aragosta (i metodi antichi sono i più sicuri): per evitare lo scontro diretto tra due ideologie, meglio rendere tutto l'argomento perfettamente confuso e contraddittorio, così sarà impossibile dire "Tu hai torto" o "Io ho ragione", perché non ci si capisce più nulla.<br />
<br />
Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-52732728514905621752018-04-11T13:59:00.001+02:002018-04-11T13:59:14.943+02:00Quante montagne per essere felici?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="
https://amzn.to/2IJLCqh" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEuzrXBd4VnufhcbDDoHblPOAZjMjRkIrHh9gZoS9KniWpVwRimy1ef2FyaNaC6YhF47Uzl5jUCjsYWiyc6us0XgSjobNuNpuQcvHM9w53fgTLgb6xDSQZU684Pm4VwKkUAcnjUg/s320/Le-otto-montagne.jpg" width="220" data-original-width="629" data-original-height="1000" /></a></div><strong>«<big>A</big>VRÀ IMPARATO DI PIÙ</strong> chi ha fatto il giro delle otto montagne, o chi è arrivato in cima al monte Sumeru?» <br />
<br />
Domanda dei tibetani che attraversa tutto il romanzo e finisce per essere una metafora della vita. Nella cosmologia indù, il Sumeru è il monte assoluto, che arriva fino al cielo. Raggiungerlo significherebbe ottenere ogni virtù (saggezza, grazia, felicità, pienezza...), ma è impresa impossibile. Quindi: è meglio puntare direttamente all'assoluto, cercarlo con tutte le forze, anche a costo della vita; o meglio esplorare le otto montagne, meno impossibili, raccogliendo nel corso di tutta la vita quel po' di felicità, saggezza ecc. che ci è concessa?<br />
<br />
Intorno alla storia di un'amicizia di tutta la vita, seguiamo tante vicende e tante <i>antitesi</i> che declinano alcuni degli innumerevoli modi di affrontare il problema del senso da dare alla propria vita. Gli irrequieti e gli stanziali; la città e la montagna; i legami affettivi e la libertà; la realtà e l'utopia.<br />
<br />
E il lettore rimane libero di decidere: chi dei personaggi ha raggiunto il monte Sumeru? «Tu saresti quello che va per le otto montagne, e io quello che sale sul monte Sumeru?», dice Bruno all'amico Pietro, e in quel momento del libro la cosa sembra ovvia, ma poi la vita si complica...<br />
<br />
Molte cose mi sono piaciute di questo libro. Una storia di amicizia <i>maschile</i>, a mio parere più difficile da raccontare rispetto ad una femminile o romantica. Un modo sereno, quasi rassegnato, di affrontare le difficoltà della vita e le proprie stesse limitazioni e di convivere con i fantasmi del proprio passato. E poi molti personaggi che ti restano nel cuore e tante relazioni complesse: padri, madri, figli, amicizie, amore.<br />
<br />
Non è un libro sulla montagna (non credo lo avrei gradito), ma la montagna è senz'altro presente, come una sorta di interlocutore principale. Il mito tibetano ne fa intravedere il significato: la montagna è la possibilità di una vita vera, di una ricerca di senso. La città è rassegnazione, monotonia, oppressione, superficie; la montagna è vita, sfida, scoperta, radici.<br />
<br />
Ero indeciso se dire una cosa che per i più sensibili potrebbe essere uno <i>spoiler</i>, ma penso che non lo sia, e i più sensibili possono interrompere la lettura qui. La domanda ovvia, leggendo il libro, è "Quale impostazione è meglio per cercare la felicità: il girovago Pietro o lo stanziale Bruno?" Ma in realtà ho il sospetto che l'autore proponga una terza figura, la mamma di Pietro, come la più equilibrata e realizzata della storia. Mi chiedo se rientrasse nelle intenzioni dell'autore arrivare a questa conclusione: la felicità non si trova in cima ad una montagna o girando per il mondo. La felicità è nascosta nell'occuparsi degli altri con amore.<br />
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<a href="
https://amzn.to/2IJLCqh"><strong>Paolo Cognetti</strong>, <em>Le otto montagne</em></a>, **** (marzo 2018)<br />
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Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-12321835465844014822018-03-07T18:17:00.000+01:002018-03-07T18:17:08.744+01:00La mano dolente (un apologo)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXGfmaLfwtKw5peW86BO1mln4EV0C4lzHlIxCcgkF-lfjVf05Z8Xv165JzbCSyOFV7-u0qt-O5xDCUqnD_aHv2xFyWlr151pVwfiSAj-YJ5dqWlVBtZ1sK9tHaRI_Gb6__wC7Ycw/s1600/hand.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXGfmaLfwtKw5peW86BO1mln4EV0C4lzHlIxCcgkF-lfjVf05Z8Xv165JzbCSyOFV7-u0qt-O5xDCUqnD_aHv2xFyWlr151pVwfiSAj-YJ5dqWlVBtZ1sK9tHaRI_Gb6__wC7Ycw/s320/hand.png" width="220" data-original-width="200" data-original-height="311" /></a></div><strong><big>U</big>NA MATTINA</strong>, uscendo dal letto, Eraclio fece per appoggiarsi alla vicina sedia, ma ritrasse immediatamente la mano, sorpreso da un acuto dolore. Da quel momento ogni oggetto che toccava con la mano destra gli procurava quello stesso dolore improvviso.<br />
<br />
Decise di non dargli troppa importanza. Il dolore si produceva solo quando afferrava qualcosa, e quasi subito si abituò a non fare quel gesto. La cosa però gli procurava molti inconvenienti, aveva anche rischiato un incidente alla guida afferrando distrattamente il volante con entrambe le mani. Stava pensando di andare da uno specialista, quando notò un nuovo negozio sotto casa sua. L'insegna diceva: "Hand free - prodotti per cheiropatici". Comprese immediatamente ed entrò pieno di speranza.<br />
<br />
L'inserviente lo accolse con un sorriso e, dopo la breve spiegazione del problema, iniziò ad ammansirlo spiegandogli che oggi i cheiropatici possono condurre una vita normale come gli altri, che sarebbe una grande ingiustizia se dovessero privarsi di qualcosa e che i loro prodotti -- selezionati tra quelli di miglior qualità in commercio -- sono spesso preferiti anche dai non cheiropatici. Quel giorno spese mezzo stipendio in accessori come un copri volante in hypersoftex, posate con manici in spugna e una dozzina di altri oggetti. Peccato che (ancora) non li passi il servizio sanitario nazionale.<br />
<br />
Dopo un paio di mesi (e non poche spese), un collega si incuriosì per la strana penna (morbida) che utilizzava per scrivere. Dopo qualche spiegazione gli suggerì di liberarsi da tutte quelle dipendenze e ricorrere ai rimedi orientali. Così si presentò titubante allo studio di "riequilibrio oligosensitivo" consigliatogli dall'amico. Gli spiegarono che doveva ascoltare il suo dolore, dialogarci, e che quando lo avesse compreso fino in fondo lo avrebbe sconfitto. Iniziò delle (costose) sessioni di dolorosi esercizi, consistenti per lo più nello stringere in pugno oggetti moderatamente pesanti mentre faceva esercizi di concentrazione.<br />
<br />
Passarono poche settimane ancora, quando venne a fargli visita la sua anziana mamma. Quando le raccontò le sue disavventure cheiropatiche, lei non disse nulla. Frugò nella piccola valigia che aveva portato, dalla scatola del cucito estrasse un ago e le forbicine, poi prese un batuffolo di cotone e una bottiglietta di disinfettante. Dopo cinque minuti -- e nemmeno troppo dolore -- aveva ripulito dal pus la mano del figlio e rimosso la piccola spina che lo causava.Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-83801686388926470712018-01-28T19:04:00.001+01:002018-01-28T19:27:10.692+01:00Saper vedere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjZ0Ch9hwKww5ZCq_4mHEt9iI5oJ7tbd0vdEIh2bhjlPrjH23cNvAUxKsT233CDyK5UngE57h5tVZnZCsbK2kBYDU1BUcQE-fea0-ctAoOJiNnM4ZsRLqvsxCemB-Is_Yh9I7yXA/s1600/CasaBulgaria.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjZ0Ch9hwKww5ZCq_4mHEt9iI5oJ7tbd0vdEIh2bhjlPrjH23cNvAUxKsT233CDyK5UngE57h5tVZnZCsbK2kBYDU1BUcQE-fea0-ctAoOJiNnM4ZsRLqvsxCemB-Is_Yh9I7yXA/s320/CasaBulgaria.jpg" width="220" data-original-width="310" data-original-height="282" /></a></div><strong><big>S</big>EDUTO SU UNA PANCHINA</strong> di una piazzetta di periferia, in compagnia di un anziano professore di architettura. Aspettavamo gli altri andati a cercare un parcheggio. Intorno a noi un mosaico di casette di uno o due piani, di altezze colori e stili diversi, ammucchiate una sull'altra come in tanti paesi e borgate. L'insieme mi è parso sgradevole e ho provato dispiacere per il mio accompagnatore.<br />
<br />
Gli ho manifestato il mio pensiero, ma lui mi ha sorpreso: "Ti sbagli", mi ha detto, "questo posto è gradevole e molto interessante". Davanti al mio sguardo perplesso, si è degnato di spiegarmi.<br />
<br />
"Guarda quel balcone che sporge dal terrazzo: non ha senso! Volevano fare un secondo piano, ma poi sono finiti i soldi e si sono fermati al primo, mentre il balcone del secondo era già fatto. Quell'altra casa ha dei fregi di almeno cento anni: si vede che ha subito molti rimaneggiamenti, ma i fregi li hanno voluti conservare. Ci hanno visto qualcosa di distintivo. E poi la casa d'angolo: al piano terra lo spigolo è vivo, ma al primo piano lo hanno smussato. E il balcone gira tutto attorno e segue la smussatura arrotondata. Il risultato è francamente brutto, però mostra il tentativo di fare qualcosa di speciale..."<br />
<br />
Era compiaciuto del contesto, dove anche gli edifici sono disordinati e pieni di vita, come le persone che ci giravano intorno godendosi una domenica mattina primaverile in pieno gennaio. Ogni casa con una sua storia, povera e magari brutta, ma ricca di umanità. Coglievo la polemica sottintesa, appresa in altre conversazioni, verso certi edifici maestosi pensati a tavolino, impersonali perché privi di umanità e di storia. Magari formalmente impeccabili, ma senza anima e poco vissuti perché poco vivibili.<br />
<br />
Ad ascoltare lui, complice forse la giornata di sole, la piazzetta è come fiorita davanti ai miei occhi. Adesso mi sembrava bella, vera, viva. Solo qualche ora dopo mi sono rammaricato di non aver fatto delle foto. Tanto che una decina di giorni dopo ci sono tornato apposta. Ma la magia era passata: non ho trovato nulla da fotografare, niente di bello. Ho anche ricercato i dettagli che avevamo osservato insieme: ovviamente erano ancora tutti lì, ma non erano più gli stessi. Insignificanti, non afferrabili in uno scatto. (Forse con qualche minuto in più, senza fretta, sarebbero tornati a sbocciare... Mi ha tradito il "tutto subito" della nostra cultura).<br />
<br />
Tornando a casa pensavo alla lezione imparata (sicuramente non l'unica): quanto è importante lo sguardo. Come vorrei avere con le persone lo stesso sguardo del mio amico professore. Uno sguardo benevolo, che coglie il bello e il vero delle persone, l'originalità, la diversità. La fretta non lo permette, andiamo subito a cercare l'evidente e il vistoso... l'apparenza. È lo sguardo che rende bello il contesto in cui mi trovo. Le persone che ho intorno hanno molto da offrire, ma lo sguardo da istantanea non può notarlo. Ci vuole tempo. E uno sguardo benevolo.<br />
<br />
(Aggiungo grazie alla segnalazione di un amico: il Papa ha detto di meglio parlando dello sguardo di Gesù. <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2017/documents/papa-francesco-cotidie_20170131_in-mezzo-alla-folla.html">Lo trovi qui</a>.)<br />
<br />
<small>Nel caso ve lo siate chiesto: no, la foto non c'entra niente e l'ho presa quasi a caso da internet.</small>Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-35229630937864943042018-01-15T22:13:00.000+01:002018-01-15T22:13:40.677+01:00Chiudere in bellezza (il 2017)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3IbrC872nKOmz2Giowq4HN6f-rk5KmFSBuRl9S9fYlb7EImZtpTw35ydnwbDdgCtI5kBdWM9SkIB2tyOuG8n9xi2Y0z3qHZF3YbobP7VPimkGIr6RjejXpG1RwmYnnLHcGdkd_A/s1600/IMG_20171229_112337_crop.jpg" imageanchor="1" style="margin-bottom: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3IbrC872nKOmz2Giowq4HN6f-rk5KmFSBuRl9S9fYlb7EImZtpTw35ydnwbDdgCtI5kBdWM9SkIB2tyOuG8n9xi2Y0z3qHZF3YbobP7VPimkGIr6RjejXpG1RwmYnnLHcGdkd_A/s320/IMG_20171229_112337_crop.jpg" width="85%" data-original-width="1600" data-original-height="785" /></a></div><strong><big>E</big>SCURSIONE A <big>M</big>ONTE <big>C</big>OFANO</strong>, promontorio di circa 600 metri tra due bellissime baie (<a href="https://www.google.it/maps/place/Monte+Cofano/@38.1212004,12.7028464,15988m/data=!3m1!1e3!4m5!3m4!1s0x13197a58c69c2b7b:0x30b69f856eef41c9!8m2!3d38.1053184!4d12.6687813">vedi qui</a> su Google maps). Era piovuto fino a pochi minuti prima, ora apparivano sprazzi di sole. Vento forte e freddo. Appena lasciata l'auto, a circa tre chilometri dalla Tonnara del Cofano, mi ha colpito il mare mosso e la luce. Avrei voluto cogliere una bella spruzzata di onde, ma dopo due o tre tentativi mi sono arreso.<br />
Solo a fine gita ho potuto sorprendermi per l'atmosfera magica che il cellulare era riuscito a immortalare. Decisamente la migliore foto dell'anno che si concludeva (era il 29 dicembre).Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-84127693225070478772017-12-31T13:43:00.001+01:002017-12-31T13:43:28.462+01:00Haiku del 2017<div class="separator" style="clear: both; float:left; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNNLOO4nLbyGMjDg3Wvq7-0HHFSPlZ8yNjujNdBkCldQiQaiZOjsOfs4EMCj17en-3keXraYrlD5fIaR3Uc3_FMxUBb2bu-RKHCMcnYcnnQ61Upb8VOH-K9vQzALzi-GeSeRF5Ew/s1600/anno.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNNLOO4nLbyGMjDg3Wvq7-0HHFSPlZ8yNjujNdBkCldQiQaiZOjsOfs4EMCj17en-3keXraYrlD5fIaR3Uc3_FMxUBb2bu-RKHCMcnYcnnQ61Upb8VOH-K9vQzALzi-GeSeRF5Ew/s320/anno.png" width="220" data-original-width="303" data-original-height="340" /></a></div><strong><big>Q</big>UALCUNO</strong> mi ha fatto notare che quest'anno non ho prodotto nessun haiku (be', se è per quello, nemmeno molti post: questo è il quinto in tutto l'anno!). Pensandoci, è un vero peccato, perché un haiku è composto di 17 sillabe, e nel 2017 si poteva valorizzare questa coincidenza numerica. ("Anno dell'haiku"? Ormai è andato).<br />
<br />
Allora concludo l'anno con questa sciocchezza, e mi guardo bene dal fare propositi per il 2018 relativi a questo blog.<br />
<br />
<blockquote class="citazione">Come un haiku<br />
di DICIASSETTE sillabe<br />
l'anno finì<br />
</blockquote><br />
Con tanti auguri!Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-72291162715272114882017-12-03T22:37:00.001+01:002017-12-03T22:38:33.251+01:00Profumo di discarica<a href="https://www.goodreads.com/book/show/737179.La_mossa_del_cavallo" style="float: left; padding-right: 16px"><img border="0" alt="La mossa del cavallo" src="https://images.gr-assets.com/books/1177865223m/737179.jpg" /></a><a href="https://www.goodreads.com/book/show/737179.La_mossa_del_cavallo">La mossa del cavallo</a> by <a href="https://www.goodreads.com/author/show/17350.Andrea_Camilleri">Andrea Camilleri</a>. Voto: <a href="https://www.goodreads.com/review/show/2202970225">1 of 5 stars</a><br />
<br />
Era in coda da tempo: con tanto successo che ha, almeno un suo romanzo dovevo leggerlo. (In realtà avevo ascoltato un audiolibro letto da lui, anni fa, ma ricordo solo una sensazione di tristezza). Mi informo: <i>La mossa del cavallo</i> è considerato il suo capolavoro, quindi va in lista di attesa.<br />
<br />
La lingua è divertente, non so se potrei sopportarla per un intero romanzo.<br />
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Prime due pagine: la devota vedova se la fa con almeno due amanti; il sacerdote del paese è un donnaiolo usuraio...<br />
<br />
La sensazione è quella di aprire una pattumiera che non è stata svuotata da troppo tempo. Richiudo disgustato e rinuncio a scoprire perché questo autore è tanto apprezzato. I suoi meriti li avrà di sicuro, ma non mi va di frugare nella spazzatura per scoprirli.<br />
<br />
<a href="https://www.goodreads.com/review/list/20809235-don-mario">View all my reviews</a><br />
Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-19453512221476695112017-04-30T15:56:00.000+02:002017-04-30T15:56:19.363+02:00Il nulla e i suoi derivati<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://www.gutenberg.org/ebooks/7432" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIKHISyfZroRKYfHihRupK5JSWg8SQEqFJwuu_DxCdegFyf8dKdTgfeHtvJqHH0INIcz2jBhD6cIpvE9xvS94Ntq5MzbeUz4xTBZSkI9t7ej5ubURPpxb40rj_dKyc01OrfPWCWQ/s320/On-Nothing-Kindred-Subjects-Classic-SDL423714444-1-debf1.jpg" width="220" /></a></div><strong><big>P</big>ROBABILMENTE IL NOME</strong> di <strong><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Hilaire_Belloc">Hilaire Belloc</a></strong> non vi dice nulla. Era uno dei migliori amici di <strong><a href="http://amzn.to/2qhVPEQ">G.K. Chesterton</a></strong>, con tale comunanza di pensiero che <strong><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/George_Bernard_Shaw">George Bernard Shaw</a></strong>, loro amico e oppositore, decise di trattarli come un unico destinatario delle sue polemiche, una sorta di mostro a due teste che battezzò <em>Chesterbelloc</em>. So che già questo lo renderà interessante almeno ad alcuni.<br />
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Ancora più interessante se si pensa che dei due, Belloc e Chesterton, il primo era da tutti considerato il più brillante. E più brillante di Chesterton ce ne vuole...<br />
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Mi incuriosì un accenno (in qualche lettura su <a href="http://amzn.to/2oY1xrL">C.S. Lewis</a>, credo) ad una sua raccolta di saggi intitolata <i><a href="http://www.gutenberg.org/ebooks/7432">On Nothing and Kindred Subjects</a></i>, che si potrebbe tradurre <i>Su niente e temi affini</i>, ma, se ho capito lo spirito del <i>Chesterbelloc</i>, forse avrebbe preferito <em>Il nulla e i suoi derivati</em>. (Il testo inglese è di pubblico dominio e ne ho messo un link nel titolo; in italiano non credo sia mai stato tradotto).<br />
<br />
Lo presenta come una sfida intellettuale: ad una provocazione del tipo "Tu che sai parlare un po' di tutto, sapresti dire qualcosa su niente?", lui risponde addirittura con un libro! Nell'introduzione afferma la consapevolezza di poter offendere alcune categorie di persone influenti, se avesse trattato con leggerezza un tema per loro tanto importante, quasi sacro. Ma ormai la sfida era raccolta e doveva andare fino in fondo.<br />
<blockquote class="citazione">Comprendevo che a scrivere del nulla rischiavo di offendere i vanti di altri, specialmente di molti potenti di oggi, perché avrei trattato di cose a loro molto care e familiari, quali "L'onore dei politici", "La sensibilità delle grandi donne", "La ricchezza dei giornalisti", "La capacità di entusiasmo di un gentiluomo" o "La cultura dei banchieri". Tutto ciò che è più intimo e più caro agli uomini più famosi del nostro tempo, tutto ciò che più vorrebbero proteggere da sguardi profani — tutto questo mi proponevo di farne il tema di un semplice libro.</blockquote>Ci sono tutte le premesse per una lettura esilarante. Purtroppo, però, dovrà aspettare finché non riuscirò a ridurre la lista dei titoli attualmente "in lettura" (in questi giorni sono riuscito a scendere a 8, ma questo secondo <a href="https://www.goodreads.com/review/list/20809235-don-mario?shelf=currently-reading&utm_campaign=mybooksnav&utm_content=mybooks_cta&utm_medium=web&utm_source=homepage&view=covers">GoodReads</a>, perché in realtà sono <i>sempre</i> molti di più). Ma ho proprio voglia di leggerlo: con tanti difensori del Nulla intorno a me, sento il bisogno della sonora risata del Chesterbelloc per tirarmi su il morale.Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-88274156934650927582017-04-02T21:55:00.000+02:002017-04-02T21:55:01.774+02:00Mortale, immortale, eterno<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMrN6XM-2fht-fYgclrwfd1_nmhmnnXoWhi0x2SaixU6IuXM064K5MpVBiCTUMAZFNEOa7Odr7Wc6i3wD95kjLjjPo35p3mzqoFx6AI4-M_TJXm-U4VHDwkIWkREFlsR0uL12qlQ/s1600/shootingstar.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMrN6XM-2fht-fYgclrwfd1_nmhmnnXoWhi0x2SaixU6IuXM064K5MpVBiCTUMAZFNEOa7Odr7Wc6i3wD95kjLjjPo35p3mzqoFx6AI4-M_TJXm-U4VHDwkIWkREFlsR0uL12qlQ/s320/shootingstar.jpg" width="220" /></a></div><strong><big>P</big>ER POTER MORIRE</strong> prima bisogna essere vivi. Gli esseri inanimati non possono morire: sono <i>immortali</i>. Più o meno così <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Hannah_Arendt"><strong>Hannah Arendt</strong></a> inizia la sua riflessione sull'immortalità nella sua opera filosofica più importante: <a href="http://amzn.to/2ntVo4X"><i>Vita activa. La condizione umana</i></a>. Ma ovviamente c'è di più.<br />
<br />
Questa filosofa (più famosa per <a href="http://amzn.to/2oqht9s"><i>La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme</i></a>) sostiene che, in un certo senso, solo l'uomo <em>muore</em>. Gli altri esseri viventi hanno un'individualità così debole che la morte del singolo è trascurabile. Le margherite sono "immortali" perché non è la singola margherita che conta, ma la specie che si perpetua nel succedersi degli individui. Qualche animalista potrebbe risentirsi se si applica questo ragionamento anche agli animali, ma la Arendt lo fa. Il piccione è immortale perché nessun piccione singolo è particolarmente diverso da qualsiasi altro. (La "vera morte" del piccione sarebbe l'estinzione della specie, ma la Arendt non prende questa direzione nel suo ragionamento). Insomma <em>solo l'uomo è mortale, perché solo l'uomo è veramente vivo</em>.<br />
<br />
Questa unicità è <em>gloriosa</em>. L'eterno ripetersi dell'uguale (rubo l'espressione a Nietzsche) in tutti gli ambiti della realtà, viene interrotto da un unico elemento di discontinuità che è l'uomo mortale. Se l'immortalità è un cerchio (che non finisce mai perché ritorna sempre su se stesso), il mortale è un segmento di retta, con un inizio e una fine. Unico, irripetibile proprio nel senso che non si ripete. Per questo ho scelto l'immagine di questo post (purtroppo è falsa, l'ho costruita io): le stelle descrivono nel cielo la loro perenne rotazione, la stella cadente piomba rettilinea – attirando la nostra attenzione – e poi scompare.<br />
<br />
L'uomo può cercare l'immortalità. Può pensare di imitare quella delle altre creature: inseguendo il miraggio di una vita sempre più lunga... ma quanto? Oppure perpetuandosi nei figli... ma quanti vengono ricordati oltre la seconda o terza generazione? Oppure ci si dissolve nell'omologazione alla massa. È un po' come pensare di farsi piccione: sempre più uguale agli altri piccioni, al punto che, quando muore, nessuno se ne accorge, magari nemmeno l'interessato, se il suo sforzo di omologazione è riuscito a sufficienza.<br />
<br />
Mi sono chiesto: se l'immortale è un cerchio e il mortale una retta, Dio che cos'è? Forse possiamo dire che è il cielo (la superficie, nella metafora geometrica), che contiene tanto le stelle fisse come le stelle cadenti? Oppure è il punto: interamente presente in tutta la sua totalità tutta compresa in un unico qui adesso. In realtà ci vorrebbe qualcosa che unisca le caratteristiche del punto e dell'intero spazio: un unico qui adesso che abbraccia tutto l'universo e tutto il tempo.<br />
<br />
Dicevo che l'uomo può cercare una parvenza di immortalità (la Arendt parla anche della relativa immortalità della fama), oppure può cercare l'eternità. Perché l'immagine della stella cadente va bene per descrivere la nostra vicenda terrena, ma se crediamo nell'anima immortale, la figura giusta diventa la retta: va avanti senza mai tornare su se stessa <em>e senza fine</em>. E se non possiamo aspirare ad espanderci in tutte le dimensioni (ma le opere dello spirito: pensiero, creazione, amore, preghiera... sono "espansive"), possiamo però trovare l'eternità nel qui adesso.Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-78528597912086113002017-03-22T18:16:00.003+01:002017-04-02T13:25:25.590+02:00Animali e religione: lo strano mondo di Yann Martel<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://amzn.to/2n7smta" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXbssQ82dyX2PllzlMFPkGY58pKCLuUX2IepwTGmIHDWORkhyphenhyphen5gtphWPaL6pmyXbeDb_Ajb9KWrskXQcaGHBzEG_ogSPmJQdu8otCG05VLCFtiJr-fdVPCKNoc-32neASQM64kEw/s320/High+mountains.jpg" width="220" /></a></div><strong><big>R</big>ICORDATE <i><big>V</big>ITA DI <big>P</big>I</i> ?</strong> Probabilmente avete visto il film, o almeno ne ricordate le belle locandine. Un ragazzo naufrago costretto a condividere la sua scialuppa con una tigre del bengala. L'autore è <strong><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Yann_Martel">Yann Martel</a></strong>, scrittore canadese cosmopolita.<br />
<br />
Il romanzo <a href="http://amzn.to/2nRJAuR"><i>Vita di Pi</i></a>, del 2001, mi era stato presentato da un conoscente come "Il più bel libro che abbia mai letto". L'iperbole avrebbe dovuto insospettirmi! Comunque, ero ospite in casa sua per una settimana, con più tempo libero di quanto avessi previsto, e con il libro premurosamente lasciato sul mio letto... Dovetti impegnarmi per leggerlo in una settimana, ma fu un buon intrattenimento.<br />
<br />
Già quella lettura mi aveva suscitato una perplessità su Martel: l'autore esordisce annunciando "una storia che ti farà credere in Dio" (che ovviamente non poteva non incuriosirmi). Poi presenta questo ragazzino, Pi, che si innamora di tutte le religioni e decide di voler essere un osservante indù, fervente cristiano e musulmano devoto allo stesso tempo. Curiosa idea, ma ancora più curioso è il fatto che, alla fine della lettura – colpa forse della fretta – la promessa di una storia che "ti farà credere in Dio" a me non sembrava mantenuta. Dopo tanto fervore nella prima parte, poi di religione quasi non se ne parla più... Accantonai le domande, bollai il libro con 3 stelle su <a href="https://www.goodreads.com/donmario">GoodReads</a> e passai ad altro.<br />
<br />
Recentemente un suo nuovo romanzo, <i>Le alte montagne del Portogallo</i> (sarebbe il titolo originale, ma in Italia è diventato "Lo sguardo di Odo"), veniva segnalato tra i New York Times' bestsellers e non ho resistito alla curiosità, attratto anche, lo confesso, dalla graziosa copertina che vi ho riportato. (Tutt'altra cosa l'inguardabile copertina e il poco accattivante titolo della versione italiana! <a href="http://amzn.to/2ndhvQ6">Lo trovi qui</a>. Forse lo sconosciuto editore è come certe squadre di calcio che temono la promozione in A perché non hanno lo stadio adeguato).<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://amzn.to/2ndhvQ6" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh9y1WeLg5SLK1ZLwIitiLwTVZZYlrRcXGJK1Lr5KtUwO_HPCKrqWbZIWc1v1n3Xmw2AGy75NhReo_J1zPPC8LYvYBzv7MClvc4vAo2cmfZgZosU-GzMxt6qSnu31AZKhIJEx3pw/s320/2001975265.jpeg" width="110" /></a></div><small>(Vabbe', mi sembra necessario riportarlo qui – in piccolo. Spero non offenda troppo i vostri occhi).</small><br />
Il romanzo è diviso in tre parti, con tre storie solo apparentemente indipendenti. Divertente strano a volte meditativo; in questo più o meno come <i>Vita di Pi</i>. Alcune cose non mi sono piaciute e certe lungaggini... dipende dall'atteggiamento con cui uno legge. Di nuovo gli ho dato tre stelle e pensavo di dimenticarlo...<br />
<br />
Eppure continua a tornarmi in mente! È divertente. Alcune scene fortemente suggestive contribuiscono. Per dare qualche esempio: un uomo che ha perso tutto, ridotto a vivere nella cabina di un'auto malandata, che si spoglia nudo per grattarsi furiosamente tutto il corpo, tormentato dai pidocchi... (A me sembra un riferimento a Giobbe). Oppure, un'autopsia nel corso della quale emergono dal corpo gli oggetti che hanno segnato la storia del morto. (Ripensandoci, potrebbe dare luogo ad una pubblicità: "Martel sorprende... con <i>cattivo</i> gusto").<br />
<br />
Ma quello che colpisce è che di nuovo ci sono gli animali e di nuovo c'è la religione. C'è (soprattutto nella terza parte) il rapporto tra un uomo e un animale. Per la religione: un oggetto sacro "di sorprendente stranezza", ricercato a lungo nel corso della prima parte; una teologa dilettante che disquisisce sul rapporto tra forma narrativa della rivelazione e i romanzi di Agatha Christie; la tomba di un bambino con fama di taumaturgo. E di nuovo... sembra che di tanta religione non si concluda nulla.<br />
<br />
Avevo formulato, e poi scartato, due ipotesi. La prima è che Martel disprezza la religione. Ne presenta tante, sempre in chiave bonariamente divertita, e sempre evidenziandone i tratti di poca ragionevolezza. Pensavo: dà tanto rilievo alla religiosità, ma poi ci ride su e lascia cadere l'argomento, perché vuole dire "alla fine la vita va da un'altra parte". Mi è sembrata un'interpretazione povera: sicuramente l'autore vuole arrivare da qualche parte, ma non ho colto il messaggio.<br />
<br />
Seconda ipotesi: Martel vuole fare dell'animalismo una religione. Presenta varie religioni come strane e un po' ridicole, e poi mostra che la salvezza viene dagli animali. Pi salvato dalla tigre, il senatore Peter salvato da Odo (tranquilli: niente spoiler!) Può essere che voglia dire: non dobbiamo cercare la salvezza in un dio, ma negli animali! Anche questa ipotesi non convince: Pi salva la tigre almeno quanto lei salva lui. Lo stesso vale per Odo. Forse dobbiamo "salvarci insieme"?<br />
<br />
Allora ho cercato in internet. Ho trovato abbondanti (e lunghe) interviste all'autore (se capisci l'inglese, <a href="https://www.youtube.com/watch?v=wEikIxD_-wI">ti segnalo questa</a>). Ovviamente gli vengono fatte domande sugli animali e sulla religione. Sugli animali dice: sono un ottima risorsa narrativa. Perfetti per fare da spalla ad un protagonista complesso. Punto! Sulla religione: proviene da una famiglia atea militante nello stato più ateo del Canada. Ad un certo punto della sua vita, però, ha avuto una "conversione": si è accorto che la religione è bella. In sostanza rimane ateo, ma con molta simpatia verso le manifestazioni di religione; specialmente deliziato dai loro aspetti più assurdi e irrazionali.<br />
<br />
Davvero strano il mondo di Martel! Tra i suoi strani personaggi ce n'è uno che decide di camminare sempre all'indietro. Un giorno dovrà introdurne uno che si nutre solo di pane vecchio e acqua di rubinetto, ma nelle migliori pasticcerie della sua città perché gli piace il colore dei tovagliolini. Quel personaggio potrebbe chiamarsi Yann Martel.Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-63762537175325188002016-10-30T22:03:00.000+01:002016-11-04T17:59:12.138+01:00Libertà da idioti<strong><big>Q</big>UANDO COMPRO</strong> un dentifricio, prima <em>lo scelgo</em>; quando prendo moglie, prima <em>la scelgo</em>. Uno stesso verbo, ma (spero!) non proprio la stessa azione.<br />
<br />
Nel suo saggio <a href="https://www.goodreads.com/review/show/1695639806?book_show_action=false&from_review_page=1"><i>La libertà e il tempo</i>, Sciacca</a> individua due modi di esercitare la libertà. Radicalmente diversi, sono caratterizzati da due azioni proprie: <em>scegliere</em> ed <em>eleggere</em>. <br />
<br />
La <em>scelta</em> è quella che facciamo in un negozio per individuare l'oggetto che intendiamo acquistare (ma anche il programma da vedere in tv o che cosa fare questo fine settimana). Lo "scegliamo" tra altri simili, ne entriamo in possesso e lo usiamo.<br />
<br />
L'<em>elezione</em> ha un atteggiamento diverso rispetto all'oggetto. Riguarda le scelte di vita, le amicizie, le idee: l'oggetto dell'elezione non diventa mio possesso; casomai diventa parte del mio essere, parte di me. Anche se lo esprimiamo abitualmente con il verbo avere (io <em>ho</em> amici, idee, moglie/marito), si tratta di un possesso ben diverso dal precedente, frutto di una scelta molto diversa.<br />
<br />
Direi che questo secondo "possesso" è caratterizzato da simmetria: possiedo e sono posseduto. Scelgo un amico offrendogli la mia amicizia, scelgo il coniuge offendogli il mio amore. Vale anche per le idee (si scelgono?): acquisire una nuova idea è permetterle di conquistarmi. Più che prendere è "lasciarsi prendere". Più che possedere è... <em>essere</em> (<em>sono</em> amico o amante o convinto di una certa idea).<br />
<br />
Con queste premesse, Sciacca ricorda che già Senofonte e Tucidide avevano sottolineato il collegamento tra <i>idiótes</i>, uomo privato (contrapposto a <i>politikós</i>, l'uomo impegnato nella cosa pubblica), e <i>ídia</i>, gli affari. I beni e le occupazioni del politico sono (erano?) il benessere della <i>pólis</i> e la saggezza per perseguirlo; i beni dell'uomo privato sono i possedimenti ottenuti con i suoi affari.<br />
<br />
La conclusione di Sciacca è che chi non coltiva la sua capacità di elezione, vivendo una libertà fatta solo di scelte -- acquistare, vendere, possedere -- al punto da ridurre a "scelta" (acquisto, senza reciprocità o coinvolgimento personale) anche le dimensioni più importanti della propria vita (famiglia, professione, convinzioni profonde ecc.), divenendo per atrofia sempre meno capace di "elezione"... quell'uomo <strong>è un idiota</strong>, cioè uno che vive esclusivamente nella dimensione del possesso.<br />
<br />
Insomma, Sciacca dà dell'idiota a chi si concepisce e si propone per i beni che possiede e non per ciò che è.<br />
<br />
A parte le <a href="http://www.treccani.it/lingua_italiana/domande_e_risposte/lessico/lessico_031.html">etimologie un po' forzate</a>, penso che cercherò di ricordarmene per darmi dell'idiota tutte le volte che preferisco la libertà <em>light</em> per evitare gli incomodi di una libertà più vera.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6TC94R5EMCOGdigV7kkq6CtyokJb5NR9L-w2uSsHNili-vZVUjCUnR_D3OmTowSvTh42VxRNCK75i2Lj1Vp3rmILIH0TKXPx90CNvsg4TnLRuQ8ilvKz94cFHLrWI7F4CqDu9RA/s1600/dubbio.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6TC94R5EMCOGdigV7kkq6CtyokJb5NR9L-w2uSsHNili-vZVUjCUnR_D3OmTowSvTh42VxRNCK75i2Lj1Vp3rmILIH0TKXPx90CNvsg4TnLRuQ8ilvKz94cFHLrWI7F4CqDu9RA/s320/dubbio.png" width="220" /></a></div>Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-60422617398072926252016-10-02T20:04:00.000+02:002016-10-02T20:04:36.320+02:00Haiku di compleanno<div style="font-size:120%;text-align:center;font-style:italic;">Nessun nemico.<br />
Qualche ferita, sì:<br />
da fuoco amico.</div><br />
Solo una nuvoletta che ha oscurato per un momento i pensieri nel giorno di un compleanno. Ma tranquilli: il clima prevalente era di gratitudine, arricchiti da un numero veramente grande di messaggi di auguri (e non ho guardato Facebook! Ringrazio qui e chiedo scusa in anticipo, se finirò per non farlo lì).<br />
<br />
Mi dispiace anche che sia venuto un <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Haiku">kaiku</a> "scorretto": nessun riferimento alla natura né tantomeno alle stagioni. Molto grave! In compenso, credo sia la prima volta che ci metto una rima.<br />
<br />
<small>Gli altri miei haiku <a href="https://lavorincorso.blogspot.it/p/haiku.html">li trovi qui</a>.</small><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4tRsesihdTQxpY1yv-TomwTJn4_cf-JVdspEBxeBKWnDm4FJAHtFYi0MALu3B_ettd2TSwSvpGoaMvnAaO7bYpPYoHtU1dm_odmGbvkS3orasEXvD3EIp7u6XpvTjQZwvjCkclg/s1600/Kizu.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4tRsesihdTQxpY1yv-TomwTJn4_cf-JVdspEBxeBKWnDm4FJAHtFYi0MALu3B_ettd2TSwSvpGoaMvnAaO7bYpPYoHtU1dm_odmGbvkS3orasEXvD3EIp7u6XpvTjQZwvjCkclg/s320/Kizu.png" width="240" /></a></div><br />
Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-78901211449753714302016-09-24T16:35:00.000+02:002016-09-24T16:35:09.324+02:00La gioia del sì<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSUdDMSv9Y_Y26EEsVJjFANjx7OvgCLon-3TBGuG_uXLSVED3nJdG9MbBkh4HR2qUQD2q4CdDFW_UARiH3fOQxt2sZ1d-pUog1mNVm6Ysb7kvcJWaELl5UOU226fzsZriJZyA9aA/s1600/yes.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSUdDMSv9Y_Y26EEsVJjFANjx7OvgCLon-3TBGuG_uXLSVED3nJdG9MbBkh4HR2qUQD2q4CdDFW_UARiH3fOQxt2sZ1d-pUog1mNVm6Ysb7kvcJWaELl5UOU226fzsZriJZyA9aA/s320/yes.jpg" width="320" height="320" /></a></div><strong><big>N</big>ELLA SUA OPERA</strong> di esordio, il filosofo <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Ric%C5%93ur">Paul Ricoeur</a> scrisse:<br />
<div style="text-align:center;font-size:120%;font-style:italic;margin:1em">«L'uomo è la gioia del sì nella tristezza della fragilità».</div>Poesia a parte, credo volesse dire che caratteristica dell'uomo è la sua capacità di pronunciare un <i>sì</i> nonostante la fragilità della sua condizione. Il sì in questione è quello della promessa, e Ricoeur coglie che l'uomo è l'unico essere capace di prendere impegni, di promettere. Gli animali sono vincolati ai loro meccanismi di comportamento, agiranno o non agiranno secondo meccanismi che non controllano; comunque mai in base a una promessa.<br />
<br />
Ma nemmeno gli angeli, propriamente, promettono: quando dicono sì, è in modo così perfetto e definitivo da essere già un fatto, non una promessa. (Lascio a voi riflettere sulle promesse di Dio, con solo uno spunto: la parola di Dio <em>produce</em> ciò che dice...).<br />
<br />
Solo l'uomo può impegnarsi sul futuro: capace di mantenere fede alla parola, ma consapevole della propria fragilità. Per questo, <strong>solo il sì dell'uomo <i>è emozionante</i></strong>. Solo l'uomo ci fa sedere in punta alla sedia e chiederci "Come andrà a finire?" (Creando l'uomo, Dio ha creato l'<em>emozione</em>).<br />
<br />
Complice la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia, negli ultimi mesi ho avuto la gioia e l'<i>emozione</i> di assistere ad alcuni "sì" di persone giovani, ad alcuni altri sì in gestazione, a molti già detti ora riconfermati riscoperti rilanciati.<br />
<br />
Ho partecipato ai timori di una madre che pensava "È così giovane: saprà mantenere fede a un impegno di tutta la vita?" La risposta è facile: <strong>non lo sappiamo!</strong> (emozionante, no?), ma sappiamo che è possibile, e inoltre è grandioso il fatto che ci provi.<br />
<br />
Molto più emozionante vedere un ragazzo o una ragazza prendere in mano la sua vita e decidere di essa, con un impegno audace e definitivo, rispetto a tanti che restano in attesa di "essere pronti" (come vorrebbe la mamma) o che, in troppi casi, si lasciano vivere un po' come viene, seguendo l'umore del momento.<br />
<br />
Sono d'accordo con Ricoeur: la gioia dell'uomo si realizza quando dice un sì, nonostante l'incognita della propria fragilità. Che gran regalo ci ha fatto Dio!<br />
<br />
<small>Questo post era programmato per il 21 settembre, ma invece è rimasto in sospeso e non me ne sono accorto. Il 21 settembre 1953, in occasione di una normale confessione, il sedicenne Jorge Mario Bergoglio percepì la chiamata di Dio e disse il suo primo sì.</small>Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-17213683781792258042016-09-15T21:29:00.002+02:002016-09-15T21:38:15.175+02:00Lettore seriale<strong><big>A</big>VETE PRESENTE?</strong> "Lettore seriale" come il <em>killer seriale</em>... Provo a spiegarmi.<br />
<br />
Un amico mi chiede il mio autore fantasy preferito. Di questi tempi mi è difficile dirlo: sono un po' in crisi con il genere. Gli propongo però <strong><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Brandon_Sanderson">Brandon Sanderson</a></strong> con la saga di <em>Mistborn</em>. Gli consiglio di leggere solo il primo, oppure di mettere in conto di leggerli tutti e tre; sicuramente non fermarsi dopo il secondo. <br />
<br />
Certo non è la cosa più bella che ha scritto. La più bella è una novella intitolata <em>The Emperor's Soul</em>, ma non mi risulta sia stata tradotta in italiano. Spassosa l'idea di <em>Legion</em>, piuttosto deludente <em>La via dei re</em>, il secondo ciclo di <em>Mistborn</em> l'ho appena iniziato...<br />
<br />
E a questo punto mi sono perso a pensare. Ma quanti libri ho letto di questo autore, gradevole ma non esattamente una pietra miliare della letteratura? E ancora: gli altri autori? Di quanti ho tentato di leggere più o meno tutto?<br />
<br />
La risposta è imbarazzante: se un autore mi piace cerco di leggere tutto (e senza mai riuscirci: tranne <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/C._S._Lewis">C.S. Lewis</a> e qualcuno che abbia scritto poco...). Tolkien, Tamaro, Tolstoj, Mann, Fenoglio, Dostoevskij, Asimov, Pennac, Chesterton (ma è troppo vasto!), De Luca, Dickens, Ende, McCarthy... I primi che mi vengono in mente (anche con l'aiuto di goodreads) per i quali ho tentato di "leggere tutto".<br />
<br />
Ricordo che iniziò con <strong><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Jules_Verne">Giulio Verne</a></strong>. Da bambino fui stregato dal film di <em><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Viaggio_al_centro_della_Terra_(film_1959)">Viaggio al centro della terra</a></em> e mi feci regalare il libro. Per diversi anni, ad ogni Natale, compleanno o altra occasione "<em>regalifera</em>" la richiesta era uno dei bei volumoni della Mursia delle opere di Verne. Che soddisfazione vedere lo scaffale riempirsi di quei dorsi coloratissimi! E che frustrazione leggere la pagina "Dello stesso autore presso questo editore" per constatare che avevo letto sì e no la metà dei suoi romanzi.<br />
<br />
Ma com'è? Succede a tutti gli amanti della lettura o è un problema solo mio? Ricordo mia madre che collezionava tutti gli Agatha Christie, Ellery Queen e Peter Ellis che riusciva a trovare. Sospetto si tratti di malattia ereditaria.Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-50533283802754833542016-09-02T23:10:00.002+02:002016-09-02T23:10:29.567+02:00Lettore compulsivo<strong><big>G</big>LI INCIPIT</strong>, come sono importanti! Avevo pensato di sospendere per un po' le letture "fantasiose" e mi imbatto in una raccolta* il cui primo racconto è un trattato sui diversi modi di produrre libri nei vari popoli della galassia. Ho <em>DOVUTO</em> continuare la lettura; scoprendo tra l'altro la maestria di Ken Liu, astro nascente della narrativa fantastica (non ancora disponibile in italiano, purtroppo). <br />
<br />
Sfoglio l'ultimo libro (ahimé, postumo) di Oliver Sacks, sulla gratitudine**, e spiega la sua passione, fin da ragazzo, per la tavola periodica degli elementi. Ha sempre associato gli anni della sua età all'elemento chimico corrispondente per numero atomico. Al compiere gli 80 anni ha lasciato l'oro (numero atomico 79) per passare al mercurio (numero atomico 80). Gli hanno regalato del polonio (n.a. 84) ma mestamente constata che non ci arriverà. Ho subito messo il libro in lista di attesa! (Salvo poi rimanere deluso: da un uomo così ricco di umanità mi aspettavo qualcosa di più profondo affacciandosi alla soglia dell'eternità. Pazienza, pregherò anche per lui).<br />
<br />
Esperienza simile tanti anni fa quando ero indeciso se leggere <i>La montagna incantata</i>***, intimorito dalla densità dei due volumi. Nella <i>Premessa</i> Thomas Mann dice che se una storia è bella merita di essere raccontata con calma, dedicandole tutto il tempo necessario. <br />
<blockquote class="citazione">La narreremo ampiamente, con esattezza e a fondo... Quando mai, infatti, una storia è stata divertente o noiosa in proporzione allo spazio e al tempo che ha richiesto.</blockquote><br />
E così ho divorato i due volumi "con calma", felice di dedicargli tutto il tempo necessario...<br />
<br />
Ecco, penso che basti per una diagnosi: sono un <strong>lettore <i>compulsivo</i></strong>. Capita anche a te?<br />
<br />
<br />
* Ken Liu, <i>The Paper Menagerie and Other Stories</i> (2016). Vedi <a href="http://goo.gl/OgscwE">http://goo.gl/OgscwE</a> .<br />
<br />
** Oliver Sacks, <i>Gratitudine</i> (2016). Vedi <a href="http://goo.gl/TsPufI">http://goo.gl/TsPufI</a>.<br />
<br />
*** Thomas Mann, <i>La montagna incantata</i> (1924). Vedi <a href="http://goo.gl/uaQ8yT">http://goo.gl/uaQ8yT</a>.Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-62660691167752096102016-08-28T19:19:00.001+02:002016-10-08T21:43:46.456+02:00Ci riprovo...HO TRASCURATO molto il blog nell'ultimo anno. La verità è che ho sempre
<br>meno tempo (o sempre più interessi, chissà?). Mi sembra che o trovo un
<br>modo per comporre velocemente dei brevi post, oppure sarò costretto a
<br>chiudere.
<br>
<br>Questo post è il mio tentativo per ricominciare: è inviato direttamente
<br>dalla posta elettronica. Va a capo dove vuole lui, non mi permette di
<br>usare grassetti e corsivi... ma è senz'altro un modo veloce. Vedremo se
<br>basta per ripartire.
<br>
<br>Ovviamente ho pensato alla possibilità di reimpostare tutto il look del
<br>blog, ma... figuriamoci! Non trovo il tempo per scrivere un post ogni
<br>tanto, dove trovo il tempo per districarmi tra i meandri di un codice
<br>html stratificato negli anni? Per ora resta così.
<br>
<br>#blog #vitaDon Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-83728505143740672112016-05-01T22:03:00.000+02:002016-05-01T22:03:01.738+02:00Finalmente le foto!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://goo.gl/photos/nTCTtU1NqkigZDcB7" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgve7g0NYH9V56W5O4AtYDca-mpuTZgGzPWMKFbkzX_Mf6-Q8rICFCrIYCiupG8V4QW_tWSBKJAKxx63Rk-t7pNOm-whtefoFjFIaeALuhbtvvfQGaCi14YNfwaeqattjD1WRPwA/s320/2016-04-14+12.35.41a.jpg" width="220" /></a></div><strong><big>S</big>E CONTINUO</strong> a rimandare, le foto del Sudafrica rischiano di diventare cosa vecchia. Così ho deciso di iniziare a caricarne alcune <a href="https://goo.gl/photos/nTCTtU1NqkigZDcB7">in un album di Picasa</a>. Buona visione!<br />
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Ero lì per il matrimonio di mio nipote Justin, in un posto sperduto al confine con il Botswana. La città più vicina è Lephalale, nel caso qualcuno volesse divertirsi a controllare su google maps.Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0Lephalale, South Africa-23.6664659 27.74482850000004-23.8991419 27.422105000000041 -23.433789899999997 28.067552000000038tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-50740716176112518342016-01-23T13:03:00.001+01:002016-01-23T13:06:05.902+01:00Magnifico esordio<a href="https://www.goodreads.com/book/show/26400256-scritto-sulla-mia-pelle" style="float: left; padding-right: 20px"><img border="0" alt="Scritto sulla mia pelle" src="http://www.salani.it/img/products-images/9788867159765_scritto_sulla_mia_pelle.jpg" width="180"/></a><strong><a href="https://www.goodreads.com/author/show/14299759.Pietro_Vaghi">Pietro Vaghi</a></strong>, <a href="https://www.goodreads.com/book/show/26400256-scritto-sulla-mia-pelle">Scritto sulla mia pelle</a> (1/2016) *****<br />
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Stefano, sedicenne genovese, affronta il dramma di una mamma che è andata via di casa "Per una pausa di riflessione" mentre a scuola fiorisce l'amore per una compagna. Le due vicende si incontrano e si scontrano, e come in una buona composizione musicale, a volte si sviluppano in armonia (tutte e due su o tutte e due giù), altre volte dissonano e si oppongono. Tutto nella testa e nel cuore del povero Stefano.<br />
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Di questa opera prima mi è piaciuto l'equilibrio. Una scrittura sobria che con moderazione si apre alla poesia, sentimenti forti che non sconfinano nell'incredibile, alti e bassi che fanno di Stefano un adolescente credibile, non un decerebrato con tendenze alla schizofrenia (lo ammetto, sono un po' critico verso certi adolescenti letterari). Molti hanno detto che si legge tutto d'un fiato (io non l'ho potuto fare, ma il desiderio viene davvero): probabilmente è merito dell'ottima articolazione della trama che si intreccia agile e brillante fino alla piena soddisfazione dell'epilogo.<br />
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L'autore divide la storia in tre parti, infanzia adolescenza maturità, e mi sembra colga bene ciò che le distingue. Il bambino dice "La mamma ha detto che tornerà, quindi spero che lo faccia presto"; l'adolescente si ribella e dice "La mamma è cattiva ed egoista", ma poi si accorge, come tutti gli adolescenti, che nemmeno il papà è a posto, e nemmeno il suo migliore amico, nemmeno la sua migliore amica, nemmeno l'istruttore di sci (suo modello di vita)... nemmeno sé stesso.<br />
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E a questo punto, davanti alla possibilità di una risposta nichilista (il mondo fa schifo, cerchiamo di non farci illusioni e godercela come meglio possiamo) arriva la svolta della maturità: non tutto fa schifo, ognuno ha le sue responsabilità e io voglio affrontare le mie.<br />
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E così scopre che non si può vivere senza farsi carico degli altri: non siamo monadi che possono muoversi nel mondo senza reali relazioni che ci vincolano agli altri. Abbiamo una storia, e delle radici con cui dobbiamo fare i conti: sulla pelle portiamo scritto il nome dei nostri genitori.<br />
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Non ho dubbi: il miglior romanzo del genere che ho letto finora. Spero che Pietro Vaghi ci regali presto altre opere di questo livello.<br />
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<blockquote class="citazione"><i>Una sola carne.</i><br />
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Quella carne sono io.<br />
Il vostro nome è scritto sulla mia pelle, inciso nella carne di cui sono fatto. È un tatuaggio che non voglio cancellare, anche se fa male.</blockquote><br />
<div style="text-align:right;font-size:small"><a href="https://www.goodreads.com/review/list/20809235-don-mario">Le mie recensioni su Goodreads</a></div>Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-12152881.post-92050796973619228362015-12-21T22:22:00.000+01:002015-12-21T22:22:21.910+01:00Presepe della Misericordia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkQMgBctKKVsYIHb8fwQ2vqfXiSrVMRSGyUb7p40i3EIoskk8Fe5gKyu6oD4N8wl5JutSQ_NsqHa8GX_ty4NsSYaJ4OOsGCojnHU9MR7bPzkh4yxTF2n2GOjkk2xjAvG6345FvdQ/s1600/Our+Lady+of+Mercy.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-right: 1em;"><img border="0" width="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkQMgBctKKVsYIHb8fwQ2vqfXiSrVMRSGyUb7p40i3EIoskk8Fe5gKyu6oD4N8wl5JutSQ_NsqHa8GX_ty4NsSYaJ4OOsGCojnHU9MR7bPzkh4yxTF2n2GOjkk2xjAvG6345FvdQ/s320/Our+Lady+of+Mercy.jpg" /></a></div><strong><big>C</big>OME RAPPRESENTARE IL <big>N</big>ATALE</strong> in questo Anno Santo della Misericordia? Mi sono posto la domanda qualche settimana fa, e la "pazza di casa" (come santa Teresa d'Avila chiamava l'immaginazione) ha subito provveduto a comporre la scena che provo a descrivere.<br />
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Contesto da presepe "regolamentare": Maria e Giuseppe vicini, lei tiene il Bambino in braccio. Un pastore si avvicina e si inginocchia per rendere omaggio a Gesù e anche per vederlo più da vicino. Il pastore ha un aspetto poco rassicurante, la barba incolta, i lineamenti duri. Forse ne è consapevole, perché si avvicina con qualche incertezza. Maria coglie l'imbarazzo e si fa avanti porgendo il Bambino. Gesù, allora, stende la manina e accarezza il pastore, che non riesce a trattenere una lacrima di emozione.<br />
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Questo è come immagino la Misericordia di Dio: non importa quanto ci siamo resi brutti con la nostra cattiveria, il Signore ci vuole ripulire, rimettere a nuovo, <em>farci ritornare belli con la sua carezza</em>. E Maria aiuta.<br />
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Mi piacerebbe molto vederla rappresentata, questa scena. Per questo ho fatto due cose (anzi tre). Ho scritto subito ai pochi artisti che conosco, sperando che qualcuno raccogliesse l'ispirazione. Con nessun risultato (che io sappia). Poi ho setacciato internet nella speranza di trovare qualche quadro: in fondo, pensavo, in tanti secoli di meditazione su quella scena, chissà a quanti sarà venuto in mente qualcosa di simile. Ho trovato uno stucchevole Gesù bambino moderno che abbraccia il muso di una pecorella, molti Bambinelli che stendono le braccia verso la Mamma (deliziosi!), alcuni che esprimono curiosità verso i doni dei Magi, uno che stende la mano sul capo scoperto di un re mago. Ma la "mia" scena, non l'ho trovata.<br />
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Allora ho deciso di commetere un "crimine artistico" (so che i più sensibili non me lo perdoneranno): ho cercato una Madonna col Bambino adatti (mi sarebbe piaciuto includere san Giuseppe, ma quello del quadro scelto – una <a href="http://www.artrenewal.org/pages/artist.php?artistid=1396">natività di Von Rohden</a> – non si prestava). Poi ho cercato un pastore brutto e rozzo: impresa quasi impossibile! Ho scoperto che tutti gli artisti dipingono i pastori del Natale belli come attori di una fiction. Mi ha salvato Caravaggio: la sua <a href="http://www.artrenewal.org/pages/artwork.php?artworkid=3799&size=large">Adorazione dei pastori</a>, per giunta del museo di Messina, aveva un "pastore" abbastanza rozzo (con imbarazzo, al momento di ritagliare, mi sono accorto che il pastore scelto aveva l'aureola: si trattava quindi di un san Giuseppe! spero mi perdonerà).<br />
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Ritagliati e accostati i personaggi, inventato uno sfondo con la Porta Santa di San Pietro (maldestramente aperta: l'occhio non perdona la leggera convergenza delle due ante) e lo stipite di un portale del Duomo di Gemona. "Falsificato" il tutto con un effetto pittura <i>et voilá!</i>. Ammetto che non mi sembra un granché, però assomiglia un po' a quello che ho immaginato. Con la speranza che qualche artista si senta chiamato in causa e produca una cosa decente.<br />
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Ah, e <b>BUON NATALE!</b>Don Mariohttp://www.blogger.com/profile/06480099164509611597noreply@blogger.com0