16 luglio 2009

Sui nomi (2)

VENGO ORA al problema sollevato da Crosta sui nomi da dare ai figli. Sarebbe bello un nome descrittivo, ma come si può descrivere un neonato? Penso che sarebbe bello puntare su un nome augurale (piuttosto che limitarsi al solo suono): ti auguro di essere come quel santo o quel personaggio di cui ti do il nome, oppure come ciò che il nome significa nella sua etimologia. Poi forse dovremmo valorizzare l'arte del soprannome: non l'epiteto antipatico che viene affibbiato più che altro per dispetto, ma aggettivi o anche parole più ambiziose che colgano davvero qualcosa dell'essenza di una persona. Con il passare del tempo i nostri nomi potrebbero allungarsi, come per gli Ent (gli uomini-albero di Tolkien) che non avendo fretta usano nomi lunghissimi che alla fine sono una descrizione della vita di ciascuno.

Due esempi belli: a) il film Il destino nel nome (già consigliato). Una coppia di indiani, da poco emigrati negli Stati Uniti, vanno a registrare il figlio appena nato. Quando l'ufficiale dell'Anagrafe gli chiede il nome, loro restano interdetti: il nome lo decide l'anziano della famiglia dopo lunga meditazione, gli hanno già scritto, ma ci vorrà qualche mese per il verdetto. L'ufficiale insiste, allora decidono di dargli un nome provvisorio e lo chiamano Gogol', senza capire che quello sarà il nome ufficiale del bambino per il resto della sua vita. E sarà un nome sempre più ricco di significato, come dice il titolo del film.

b) Nel mondo di Earthsea di Ursula K. LeGuin, la festa della maggiore età viene celebrata portando il ragazzo da un mago che gli rivelerà in segreto il suo vero nome. Rivelare a qualcuno il tuo vero nome ti rende estremamente vulnerabile ed è quindi un segno di grandissima fiducia che si concede solo alle persone più care. In effetti è così anche fuori del racconto: farci conoscere come siamo veramente ci rende vulnerabili ed è quindi un mettere la nostra vita nella mani dell'altra persona.

Tanto tempo fa avevo sentito di una cultura orientale (Corea?) dove la vita viene divisa in cicli di 12 anni. Ogni compleanno multiplo di 12 viene celebrato con particolare solennità perché segna un passaggio importante della vita. Mi è rimasto in mente perché ci vedo un senso: 12 anni inizia la giovinezza, 24 sei un adulto, 36... E se ad ogni scadenza dodecennale (??) provassimo a sintetizzare in un nome quello che siamo diventati? Affascinante, no?

(Questo post non è sugli Angeli e così decido di non aspettare martedì per pubblicarlo).

2 commenti:

fiordicactus ha detto...

Interessante!
Una volta, avevo letto che anche presso gli Indiani d'America (o come si dirà adesso, politicamente corretto) c'è un nome alla nascita, che sanno solo lo sciamano e i genitori, e che verrà rivelato al ragazzo più grande, un nome, per tutti, ma fino ad una certa età,(l'infanzia?) e poi, il nome (o meglio il soprannome) che si meriterà nella vita, per un'azione memorabile . . del tipo "Aquila nera" nei fumetti di Tex! ;-)

Ciao, R

Crosta ha detto...

Grazie per i post "on demand";-)
Qualche domanda:
Prima di tutto, è veramente "Dio" il nome di Dio? Mi spiego, "Dio" se non ricordo male deriva dal nome con cui i greci chiamavano Zeus, il capo di tutti gli altri dei. Ma sul monte Sinai Dio si presenta a Mosè definendosi "Io Sono". Non ricordo ora se, e in quali altri modi, Dio presenti sé stesso in episodi precedenti dell'Antico Testamento, ma è lecito ritenere che il nome di Dio sia "Io Sono"? Se così fosse, sarebbe un nome descrittivo? O forse il nome di Dio è "Padre" come successivamente lo chiama Gesù?
Secondo: i nomi propri con cui indichiamo le persone hanno comunque un loro significato etimologico, come anche tu ricordi nel post sopra. Questo vuol dire che anche i nomi propri sono nati con intento descrittivo più che indicativo?
In fondo hai ragione tu, il modo più vero e bello di indicare una persona è attraverso la descrizione di ciò che è o di ciò che è destinato ad essere, il "suo posto in Cielo", ma questo soltanto Dio lo conosce. Da qui il mio commento da cui sono scaturiti questi tuoi ultimi due post: il nome è più importante di quanto siamo portati a credere, la cosa migliore che possiamo fare nel dare un nome ad un bambino è di sceglierne uno che sia meditato e, quantomeno, augurale.
Infine un'ultima considerazione: Dio stesso ha indicato quale dovesse essere il nome di Suo Figlio: "Gesù" cioè "Dio è salvezza" o "Salvatore" (correggimi se sbaglio) e questo è esattamente "chi" è Gesù.
Forse i nostri nomi propri sono soltanto provvisori, solo Dio ci conosce così bene da poter dire "il nostro vero nome" e solo alla fine della nostra vita conosceremo chi siamo veramente.
Ciao, Cri