10 novembre 2010

Rimproveri di un amico

SCRIVEVA GUIDO CAVALCANTI nel XLI sonetto delle sue Rime:
I' vegno 'l giorno a te 'nfinite volte
e trovoti pensar troppo vilmente:
molto mi dòl della gentil tua mente
e d'assai tue vertù che ti son tolte.

Solevanti spiacer persone molte;
tuttor fuggivi l'annoiosa gente;
di me parlavi sì coralemente,
che tutte le tue rime avie ricolte.

Or non ardisco, per la vil tua vita,
far mostramento che tu' dir mi piaccia,
né 'n guisa vegno a te, che tu mi veggi.

Se 'l presente sonetto spesso leggi,
lo spirito noioso che ti caccia
si partirà da l'anima invilita.
(metto in fondo la "traduzione" per chi avesse poca familiarità con la lingua antica).

Dicono che lo scrisse per scuotere il suo amico Dante, che si trascurava dopo la morte di Beatrice. Ho pensato che queste parole potrebbe sottoscriverle benissimo il mio angelo custode: viene a me "infinite volte" al giorno, perché mi è sempre vicino, ma fa in modo che io non lo veda. E che delusione deve essere per lui il trovarmi occupato in quel "pensar troppo vilmente" dei pensieri inutili, dei progetti piccini, di risentimenti, fastidi, preoccupazioni triviali, resi grandi solo dal mio egoismo.

Ho proposto questi versi nelle classi, ahimè con poco successo per l'angelo custode. In compenso in terzo ho visto accendersi delle luci quando ho fatto considerare che delicatezza di amicizia è quella di Guido verso il suo amico: i versi di Dante (il "suo dir") continuano ad essere straordinari, ed un grande poeta e amico come Guido non può non accorgersene, ma si sforza di non farlo vedere perché non vorrebbe che la sua approvazione per i versi potesse essere fraintesa per una approvazione della sua vita. Siamo tutti capaci di arrabbiarci con un amico, ma mostrarci arrabbiati per il suo bene, senza esserlo, anzi soffrendo per questo, questa è vera amicizia.

E poi mi consolo pensando che gli angeli sono veri amici nostri: troveranno il modo di farsi conoscere dalle mie alunne. Chissà quanto gli costa, come a Guido, il non farsi vedere!

Questa la mia versione in italiano corrente, scusandomi per i possibili errori:

Vengo a te infinite volte al giorno / e ti trovo a pensare in modo troppo vile: / mi addoloro molto per la tua mente nobile / e per le tue molte qualità che non ci sono più.
Un tempo ti disturbavano le folle; / fuggivi sempre la gente seccante; / parlavi di me con tanto affetto, / che avevo raccolto tutte le tue poesie.
Adesso non oso, a causa della tua vita banale, / dare segno che mi piace quello che dici, / e se vengo da te non mi faccio vedere (oppure: quando ti sto vicino faccio in modo che non si noti).
Se leggi spesso questo sonetto, / lo spirito insulso che ti perseguita / lascerà la tua anima involgarita.

1 commento:

Giorgio ha detto...

Il fatto che io l'abbia letto solo oggi, proprio oggi!, non ieri, nè quando mi è arrivato via mail, ma oggi, dimostra che l'Angelo Custode c'è e mi sta vicino, ed ha i suoi tempi e modi, oppure è più probabile che io non sappia ascoltare subito e lui debba urlare.
Comunque grazie a lui e a lei per averlo scritto.