Al pubblico che le chiedeva, sorpreso, come abbia potuto perdonare sua madre e il medico abortista che ha dovuto firmare il suo certificato di nascita, lei rispondeva che non possiamo restare aggrappati alle ferite del passato: il nostro rancore non cambia nulla in chi ci ha fatto del male e tantomeno nella realtà; il rancore non fa altro che prolungare nella nostra vita gli effetti dolorosi di quelle ferite. L'unica cosa ragionevole da fare è let go, lasciar perdere o, meglio ancora, perdonare.
Ho provato a spiegarlo alle ragazze della scuola (imparando una prevedibile lezione: sotto i sedici anni sono ancora troppo piccole!) e ne è venuta questa formula, probabilmente non originale:
L'hanno subito copiata per cinguettarla (volg.: twittarla) o pubblicarla sul Libro dei Volti (volg.: facebook): per me un vero successo. Quanto all'immagine di Gustave Doré, be' in realtà si riferisce alla pena di avari e prodighi nell'Inferno di Dante, ma penso renda bene l'idea: quel portarsi sempre dietro il fardello di tutti i torti subiti... che inutile rodimento!
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