Francesco Piccolo, Momenti di trascurabile felicità, * (2 su 5), giugno 2015 (abbandonato).
In una parola: trascurabile.
Parlare di sé è sempre un delitto (maggiore o minore secondo i casi) che viene tollerato più o meno a seconda di quanto la persona sia interessante o brillante. Entrambe le cose secondo chi ascolta, NON secondo chi parla!
Nel caso presente si danno diversi problemi. Primo: il titolo fa sperare qualche discorso di saggezza, certo magari ricavata dall'esperienza di vita dell'autore. Invece l'autore si parla addosso per raccontarci i suoi oziosi contorcimenti esistenziali.
Secondo: la scelta del tema e il tono ironico escludono l'ipotesi della persona interessante. (Le grandi felicità si addicono a uomini interessanti, le "trascurabili", ahimé...) Mi guardo bene dal giudicare la persona dell'autore basandomi su un'opera scherzosa e autoironica, ma il personaggio con cui mi trovo a dialogare leggendo, quello fittizio che mi parla in prima persona, quello sì che lo giudico: meschino, presuntuoso e paranoico! Di quelle compagnie che, dopo una serata insieme, fai in modo di non invitare più.
Terzo: brillante? Sì, ma. È un certo tipo di umorismo molto ripetitivo. Fa sorridere come si sorride su una freddura sporca: un misto di imbarazzo per il tema in genere appena un po' divertente e MOLTO imbarazzo verso chi racconta. Però dopo un po' (diciamo, più o meno alla prima, ma ammetto che dipende dalle disposizioni personali, magari qualcuno può resistere fino alla seconda -- e così ho fatto un esempio del tipo di umorismo di Piccolo). Dicevo: dopo un po' stufa.
E all'ennesima volta in cui mi sono trovato a chiedermi che cosa c'entrasse con la felicità (anche minima, anche "trascurabile") l'ultima paranoia di cui avevo letto... ho interrotto la lettura.
Però gli devo una scoperta. Io pensavo che questo genere di libri piacessero perché uno leggendoli dice: "È proprio così! L'ho sempre pensato!" e cose simili. Ma qui, fin dal primo brano mi sono trovato a pensare: "Ma è assurdo! Non mi sfiorerebbe mai l'idea di fare così! Ma chi potrebbe mai...?" Eppure è un best seller. Com'è possibile?
Mi sono dato questa risposta: perché in questo genere di libri, al di là delle apparenze, il tema non è l'autore, il tema è il lettore! Ti ritrovi sempre tu al centro, a volte per compiacerti della somiglianza, a volte per compiacerti (magari anche di più) della differenza. Comunque, mentre leggi tu porti avanti una narrazione parallela, quella delle tue esperienze, dei tuoi ragionamenti, delle tue paranoie magari inconfessabili. Penso che in questo stia il principale fattore di successo del libro. E anche per questo mi astengo dal continuare a leggerlo (la mia "narrazione parallela" la faccio già sul mio blog!).
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