Uno dei blog che visito ogni tanto si chiama Pensare in un'altra luce. Qualche settimana fa riportava un brano di Amos Oz (per me ancora uno sconosciuto, ma penso di informarmi) che mi ha causato una forte emozione. Il brano lo trovi qui.
Per i pigri — ma vale la pena leggere il brano — riassumo che si tratta del ricordo di quando l'autore, bambino, ricevette da suo padre uno spazio nella biblioteca di casa per metterci i suoi libri. Fu una vera iniziazione intellettuale all'età adulta. Soprattutto perché, quando suo padre vide che aveva allineato i suoi pochi libri in un banale ordine di grandezza, si affrettò a fargli una lezione sulla "biblioteconomia personale", sul fatto, cioè che uno dei piaceri di possedere libri è la possibilità di ordinarli (e riordinarli) sui tuoi scaffali.
So che questo ad alcuni potrebbe non dire granché, ma se è vero quello che già riportavo sulla nostalgia indefinita di cui parla C.S. Lewis, che per ognuno scatta per certe cose in particolare... beh, questo brano per me ha provocato un discreto "scatto" (altro che! un vero è proprio groppo in gola). Mi ha ricordato di quando, bambino delle elementari, andavo ad aiutare mamma nella biblioteca della sua scuola, di cui si era accollata la responsabilità per puro amore dei libri; quando frugavo la biblioteca di casa mia nei suoi reconditi più nascosti, per scoprire meraviglie come la Divina Commedia illustrata dal Dorè, i vecchi libri delle edizioni economiche del ventennio, con le pagine tagliate a mano dal primo lettore (e che soddisfazione quando trovavo pagine ancora da tagliare: quel libro rimasto intatto per decenni solo per me!), lo spazio infinito dei volumoni della Treccani (prima edizione, naturalmente) sfogliati per terra sul tappeto della mia stanza...
Potrei andare avanti per molte pagine. Mi tornano in mente un paio di passi di Calvino, ma ne parlerò più avanti per non dilungarmi. Intanto, grazie Amos Oz e grazie giuba47 (autrice del blog).
1 commento:
Grazie a te davvero per la tua stima che ricambio. Giulia
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