«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (Gv 4,10).Allo sconcerto, non privo di sarcasmo, della donna, Gesù spiega che non sta parlando dell'acqua del pozzo:
«Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,13s.).La donna inizia ad interessarsi. Forse sta capendo, forse no. Gesù parla del nostro bisogno profondo di felicità, che cerchiamo di soddisfare con quello che troviamo: affetti, amicizie, interessi, lavoro, svaghi... Ma, come l'acqua del pozzo, sono cose che appagano per un po'; poi ritorna la sete e di nuovo la necessità di andare ad attingere.
A questo punto il discorso sembra cambiare tema, perché Gesù chiede alla donna di chiamare suo marito. La donna risponde di non avere marito, al che Gesù la inchioda ai fatti:
«Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero» (Gv 4,17s.).Oggi ho capito questo: Gesù non cambia di tema!
"Capisci che ti parlo di quella felicità che anche tu hai cercato, ma non ti è mai durata? Cinque volte hai tentato con il matrimonio; ogni volta con meno convinzione. Per un po' è andata, poi incomprensioni, litigi, forse offese e violenze. Ormai ci hai rinunciato: l'uomo con cui stai non hai nemmeno provato a sposarlo e lo tieni solo perché ti serve. È brutto aver rinunciato alla felicità".
Di quest'acqua parla il Signore. Promette una felicità piena, che non si esaurisce; così abbondante da averne anche per gli altri:
«L'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14).Possiamo essere felici e dedicarci a rendere felici gli altri, fino al giorno in cui entreremo nella vita eterna.
La donna corre a diffondere la notizia; molto emozionata. E tu?
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