(Questo non è il seguito del post precedente, abbiate pazienza!)
DIVERSO APPROCCIO di S. Paolo ad Atene e a Corinto. Nella prima, con un pubblico di "intellettuali", si prepara un bel discorso, con argomentazioni intelligenti e accurate... ed è un fiasco!
Nella seconda, con un pubblico di gente rozza e disorientata dalla diffusa depravazione, con in più il peso del precedente insuccesso, nessuna preparazione: ammette candidamente di non sapere più che pesci prendere. Ne nascerà una delle più fiorenti comunità fondate dall'Apostolo.
Dopo qualche difficoltà iniziale, Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare. E una notte in visione il Signore disse a Paolo: «Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città». Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio (At 18,8-11).
Ieri ci stavo ripensando: Paolo non ha sbagliato ad Atene. Le diverse circostanze suggerivano un approccio diverso. Penso che fosse giusto parlare alla testa degli ateniesi e al cuore dei corinzi; così come Pietro e Stefano per rivolgersi agli ebrei si appellavano alle Scritture. E poi, basta leggere le due lettere ai Corinzi per capire che anche lì non fu tutto rose e fiori...
Ma la domanda che mi facevo era: E oggi? Che "popolo" mi trovo di fronte e quale sarebbe l'approccio giusto? Sono "corinzi", sensuali e corrotti? o "ateniesi", razionalisti disillusi? o addirittura "ebrei", credenti stanchi e presuntuosi? Se mi appello alla testa, mi impelago in dispute interminabili; se sollecito il cuore ottengo risposte superficiali e incostanti; se mi appello ad autorità e tradizione avrò l'appoggio di qualche cosiddetto tradizionalista, mentre farò fuggire gli altri...
Con queste domande in mente, mi imbatto nel Vangelo di oggi: il dialogo di Gesù con Nicodemo. Mi è sembrata una buona risposta: rinascere dall'acqua e dallo Spirito. Niente più ateniesi o corinzi o ebrei, niente più figli di questo tempo, ma uomini rinati, che cambiano radicalmente modo di vivere e di pensare. Nati da poco rivolgono uno sguardo nuovo, fresco e pulito, al mondo e a se stessi. E di fronte allo stupore di Nicodemo, Gesù chiarisce (si fa per dire): il vento soffia dove vuole... (Gv 3,8)
Credo di aver avuto risposta.
DIVERSO APPROCCIO di S. Paolo ad Atene e a Corinto. Nella prima, con un pubblico di "intellettuali", si prepara un bel discorso, con argomentazioni intelligenti e accurate... ed è un fiasco!
Nella seconda, con un pubblico di gente rozza e disorientata dalla diffusa depravazione, con in più il peso del precedente insuccesso, nessuna preparazione: ammette candidamente di non sapere più che pesci prendere. Ne nascerà una delle più fiorenti comunità fondate dall'Apostolo.
Dopo qualche difficoltà iniziale, Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare. E una notte in visione il Signore disse a Paolo: «Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città». Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio (At 18,8-11).
Ieri ci stavo ripensando: Paolo non ha sbagliato ad Atene. Le diverse circostanze suggerivano un approccio diverso. Penso che fosse giusto parlare alla testa degli ateniesi e al cuore dei corinzi; così come Pietro e Stefano per rivolgersi agli ebrei si appellavano alle Scritture. E poi, basta leggere le due lettere ai Corinzi per capire che anche lì non fu tutto rose e fiori...
Ma la domanda che mi facevo era: E oggi? Che "popolo" mi trovo di fronte e quale sarebbe l'approccio giusto? Sono "corinzi", sensuali e corrotti? o "ateniesi", razionalisti disillusi? o addirittura "ebrei", credenti stanchi e presuntuosi? Se mi appello alla testa, mi impelago in dispute interminabili; se sollecito il cuore ottengo risposte superficiali e incostanti; se mi appello ad autorità e tradizione avrò l'appoggio di qualche cosiddetto tradizionalista, mentre farò fuggire gli altri...
Con queste domande in mente, mi imbatto nel Vangelo di oggi: il dialogo di Gesù con Nicodemo. Mi è sembrata una buona risposta: rinascere dall'acqua e dallo Spirito. Niente più ateniesi o corinzi o ebrei, niente più figli di questo tempo, ma uomini rinati, che cambiano radicalmente modo di vivere e di pensare. Nati da poco rivolgono uno sguardo nuovo, fresco e pulito, al mondo e a se stessi. E di fronte allo stupore di Nicodemo, Gesù chiarisce (si fa per dire): il vento soffia dove vuole... (Gv 3,8)
Credo di aver avuto risposta.
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