07 maggio 2008

Letture III (ottobre 2007 - febbraio 2008)











Terzo elenco dei libri che ho letto (sempre con il serio sospetto che non interessi a nessuno, ma è un tale piacere compilarlo...). I precedenti sono: Libri letti 1, e Libri letti 2.
Beppe Severgnini, L'italiano. Lezioni semiserie (2/08) ***.
Può essere un'idea dare una ripassatina all'italiano almeno ogni vent'anni. E così imitando sfacciatamente Cesare Marchi di Impariamo l'italiano, Severgnini ritorna sul tema con l'aggiunta del suo stile spiritoso. Peccato che a cercare di essere spiritosi a tutti i costi e su un tema così specifico, ogni tanto deluda. Inoltre adesso sono complessato: ogni volta che mi viene da scrivere "che", sento l'occhiata severa di Severgnini che mi dice "Sicuro che sia necessario?" (immagino che lui preferirebbe: Quando mi accingo a scrivere "che", l'occhiata severa di Severgnini mi ammonisce: sarà proprio necessario?). Insomma, più utile che bello.
Angelo Comastri, L'angelo mi disse. Autobiografia di Maria (2/08) ***.
Come si intuisce dal sottotitolo, l'autore immagina che sia la Madonna a raccontare la sua storia. Molto devoto, bello il commento alle devozioni mariane che intervalla il racconto, bellissimo il libricino allegato con la vita di Maria raccontata da Giotto. Tutto sommato, però, un libro un po' fiacco.
Alexander McCall Smith, Le lacrime della giraffa (2/08) ****.
Deliziosa scoperta, di cui ho già parlato in un precedente post (lo trovi qui). L'investigatrice Grace Ramotswe, corpulenta matrona di Gaberone in Botswana, indaga sulla scomparsa di un giovane americano. Non è il primo episodio della serie, ma è quello che mia sorella (alla quale vanno i miei tardivi ringraziamenti) mi aveva indicato come il più bello della serie. Veramente spassoso e un must per chi ama l'Africa.
Francesco Romano, Figli di questo tempo (1/08) ***.
Piccolo libro sull'amore degli adolescenti; quella imitazione di fidanzamento troppo distante dal matrimonio per averlo in mente. È una cosa buona o cattiva? si domanda l'autore. Per dare una risposta fa un percorso in tre tappe: prima una introduzione antropologica sulle dimensioni più importanti della persona, poi un approfondimento sulla natura dell'amore, infine il tema vero e proprio: che significato ha (o può avere) l'amore dei molto giovani. Spunti utili per avviare una riflessione. Mi auguro che un giorno ci regali una esposizione più ampia e decantata di questo tema poco studiato.
Erri De Luca, In nome della madre (1/08) ****.
Riflessione poetica sull'Incarnazione vista con gli occhi di Maria. De Luca non si propone una eccessiva fedeltà al testo sacro e tantomeno alla tradizione (temo che a qualcuno potrebbe non piacere per questo). Quello che racconta è come lui ha visto le cose, immaginando i pensieri di una Maria ragazzina e i suoi dialoghi con Giuseppe e con Gesù non ancora nato. Mi piace molto l'intuizione – già accennata in Tu, mio – che la castità è frutto di un amore straordinariamente grande.
Qualche citazione la trovi qui.
Daniel Pennac, Ecco la storia (1/08) ****.
«Sarebbe la storia di un dittatore agorafobico...» inizia al condizionale questo quasi-romanzo intelligente e spassoso. Non conoscevo Pennac se non per Come un romanzo e mi ha conquistato. Alternando l'invenzione ai ricordi personali gioca a fare dentro e fuori tra verità e invenzione. Come un prestigiatore estrae dal suo cappello situazioni e personaggi e li modella fino a farli diventare veri, salvo poi, da buon prestigiatore, strizzarti l'occhio per dire "Ci hai creduto, eh?"
Ricco di umanità e di buon senso... e molto divertente. Lo consiglio a tutti.
Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi (12/07) **-.
Racconto di frontiera, con un killer spietato, un reduce del Vietnam che accetta il rischio di sfidare i cattivi, e uno sceriffo anziano che ne ha già viste di tutti i colori e non gli sono piaciute. Si vede la penna di un maestro e si legge tutto d'un fiato, ma non ho saputo mettere la terza stella perché ci sono rimasto troppo male sulla conclusione. Già recensito in un post precedente (lo trovi qui e poi qui).
J.R.R. Tolkien, The children of Húrin (10/07) ***.
Versione ampia della saga di Turin, figlio di Hurin, già conosciuta da chi ha letto il Silmarillion. Con tutto l'affetto per Tolkien, questa versione non aggiunge niente. La storia rimane la tragedia più possente che abbia concepito la sua mente prolifica (e più portata all'epica che alla tragedia). Immagino che lo apprezzerà di più chi non conosca già la storia; per me è stata una delusione.
C. Virgil Gheorghiu, Dalla venticinquesima ora all'eternità (10/07) ****.
L'autore è un pope ortodosso rumeno, nonché poeta. Discende da una famiglia dove a memoria di uomo tutti i maschi abili sono stati dei pope. Quando gli dissero che non avrebbe potuto diventare un pope anche lui, scelse la seconda professione che più avvicina a Dio e decise di diventare un poeta. In questo libro descrive la figura di suo padre: una icona vivente, cioè un simbolo che permette agli uomini di vedere Dio.
Quattro stelle per un libro poetico e profondamente spirituale, una meditazione sulla figura del sacerdote che raccomando a tutti, soprattutto ai sacerdoti.

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