OGNI VOLTA che qualcuno mi chiede di Sydney mi viene da rispondere "indescrivibile!". Dico "mi viene", perché so che poi verrei frainteso. Trattiamo così male la nostra lingua che l'interlocutore prende "indescrivibile" come sinonimo di "bellissimo", "pazzesco", "super", "mitico", "eccezzionale" (detto da un romano esige la doppia zeta) eccetera. Invece no, io voglio dire che ci ho pensato e non trovo le parole giuste per descriverlo, pertanto è, almeno soggettivamente, indescrivibile.
Stanco di questa sensazione, a un certo punto ho deciso: il prossimo viaggio di ritorno (tutte le sere da Castel Gandolfo – e senza la possibilità di vedere il Papa, grr!) lo dedico a pensare una risposta più "comunicativa". Niente radio, niente Rosario (per una volta... dài...) solo rispondere a questa domanda: cosa posso dire di vero sulla GMG?
Primo pensiero: "Scemo, hai scelto male: lo sapevi che a fine giornata hai il cervello in standby..."
Secondo pensiero: ...
Secondo pensiero (quello di prima mi sa che non contava): VIAGGIO.
Quello stato d'animo di chi si trova fuori dal suo contesto abituale e accoglie le cose con spirito diverso. Ma non è come in treno. Lì si apre una parentesi di qualche ora, in cui ci si trova sconosciuto tra sconosciuti, poi si arriva alla stazione e si chiude la parentesi. Invece è come i grandi pellegrinaggi di una volta, con tutto il tempo per staccarsi dal mondo conosciuto e scrollarsi di dosso anche un po' di uomo vecchio.
Per questo il viaggio lungo (11 ore fino a Bangkok, 12 ore di sosta, altre 9 ore fino a Sydney) è servito molto, ma anche l'essere arrivati qualche giorno prima e aver avuto il tempo di "atterrare". Mi sembra che quando la Cattedrale di Sydney si è finalmente riempita delle nostre presenze disordinate, colorate, affollate... c'era lo spirito giusto. Per me il WYD è iniziato quando ci siamo fermati a pregare davanti alla Madonna e mi sono fermato il tempo di un Rosario mentre ondate successive di pellegrini mi scorrevano davanti. Devoti (più o meno, ma come doveva essere), contenti, disponibili.
Succede così in qualsiasi viaggio? Non saprei, forse. Conosco l'esperienza del viaggio "turistico", ed è poco così, non c'è il clima giusto. Conosco anche l'esperienza di "stare" in un posto straniero, e allora ci siamo di più. Credo però che si aggiunga il motivo del viaggio, e allora forse si capisce questo atteggiamento particolare, di disposizione a ricevere.
Terzo pensiero (e qui mi è venuto un groppo in gola): COMPAGNIA.
Sì perché se essere in viaggio crea questa condizione particolare, allora con i compagni di viaggio si crea un rapporto molto speciale. A loro sì che potrei dire "indescrivibile" sapendo di essere capito; quel clima diventa ancora più speciale se si può condividere (avete già visto Into the wild? Ne parleremo). A loro posso segnalare il testo della conferenza di Bagnasco a Rimini (qui) e so che cosa penseranno, anzi "penseremo" (e risento la voce di una di loro che esclama "Pooovero!" pensando a certo accanimento contro di lui). So di essere un cuore tenero (e me ne vanto), ma direi che nonostante le distanze di età e di condizione, si sia creato un legame che spero di poter mantenere a lungo.
Mi sembra poco, ma in agosto (per mia fortuna!) i percorsi sono veloci e questo è tutto quello che sono riuscito a produrre nonostante il cervello in off nei 25km di Appia-raccordo-tronchetto. Non credo che mi sforzerò oltre, ma prometto che se dovessi arrivare al "quarto pensiero", non mancherò di annotarlo.
Scusate se non metto un'immagine, ma devo prepararmi per la Messa (18.30). Una intenzione speciale andrà per "quelli che c'erano", gli altri non siano invidiosi che tanto prego anche per loro!
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