GESÙ IN CROCE tra due malfattori. Li chiama così S. Luca: malfattori (Lc 23,32s.). Quei malfattori siamo noi: prima di tutto perché siamo capaci di fare il male, e lo facciamo – siamo mal fattori –, ma poi perché anche noi stiamo morendo. Come loro. Anche noi vicini a Gesù, accompagnati da Gesù. Perché dopo quella volta sulla Croce, la morte non è più la stessa: ogni morte è diventata partecipazione alla sua morte.
I due malfattori interpellano Gesù. Tutti e due. Ognuno fa la sua richiesta. E molte volte io mi sento più simile al primo che al secondo. Il primo dice: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". Sa molto bene cosa vuole, lui: non vuole morire. Solo questo voglio: che io non muoia; che questa persona cara non muoia; che questa morte "ingiusta" non sia mai avvenuta. Voglio la salvezza, ora, subito, perché la minaccia è pressante. Poi tornerò a vedermela io, me l'ero cavata fino ad oggi e penso che me la caverò ancora. Perché in realtà io non voglio morire mai, ma una cosa alla volta, adesso affrontiamo il presente.
Certo, tutto questo, "se sei il Cristo", perché se non intervieni adesso a salvarmi, se permetti o hai permesso che questa persona muoia... non so, mi viene perlomeno da dubitare. Se Dio esiste, come può permettere questo? Come può fare questo a me?
Il primo malfattore è un ingenuo (io sono un ingenuo). Tutti gli uomini muoiono: che salvezza è una proroga della condanna? Cosa me ne faccio di qualche minuto in più di vita? Ma ecco che parla il secondo ("malfattore", eh? Non "san Dima". Adesso, in Cielo, è san Dima; allora era solo "malfattore", cattivo, condannato a morte con giusta condanna, magari un assassino... poi santo per decreto divino): "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".
L'importante non è non morire; l'importante è cosa succede dopo. Se mi aspetta la gioia immensa della comunione con Dio nel suo regno, allora conviene morire. (Certo, se mi aspetta altro... brr. "Ricordati di me..."). La prima richiesta avrà addolorato Gesù. Potrebbe aver pensato "Perché mi chiedi queste sciocchezze. Io posso e voglio renderti felice per sempre e tu mi chiedi... briciole... qualche giorno in più per continuare a soffrire e a fare del male?" La seconda richiesta, invece, è accolta: "Oggi con me sarai in paradiso".
In paradiso! Come avrà vissuto diversamente quell'uomo il resto della sua agonia. Magari si sarà detto: "Oggi è la mia giornata fortunata!" e gli sarà venuto da sorridere pensando all'ironia della frase nella sua situazione. Quando pensiamo a quelli che ci hanno preceduto in Cielo, pensiamo che sono felici. Le anime del purgatorio hanno già ricevuto la promessa "Sarai con me in paradiso" e ricordano con gioia il giorno della loro dipartita, quello che gli antichi cristiani chiamavano il dies natalis.
Non conta tanto la morte, ma quello che viene dopo, e se il primo ad andare in Cielo è stato un malfattore, possiamo ben sperare. Per questo preghiamo tanto per la nostra salvezza e per quella di tutti. Porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia.
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