Faceva notare che le apparizioni degli angeli sono sempre terribili: il beneficiario si prostra per adorarli, oppure è terrorizzato, e spesso ringrazia il Signore di avergli concesso di sopravvivere a così terribile manifestazione.
Lo aveva ben capito Rilke che scrive così nelle sue Elegie duinesi:
«
E se anche un Angelo ad un tratto mi stringesse al suo cuore:»
la sua essenza più forte mi farebbe morire.
Perché il bello non è che il tremendo, al suo inizio:
noi lo possiamo reggere ancora,
lo ammiriamo anche tanto,
perché esso, calmo, sdegna distruggerci.
Degli angeli ciascuno è tremendo...
Ora, l'osservazione di Aquilina è che le cose cambiano dopo la venuta di Gesù. Uno ha la sensazione che, mentre nell'Antico Testamento gli angeli reagiscano con approvazione allo spavento degli uomini (come dire: tu hai paura di me... e fai bene), limitandosi soltanto a rifiutarsi di essere adorati, invece nel Nuovo Testamento intervengono sempre per incoraggiare e tranquillizzare gli uomini.
La sua spiegazione è che da quando il Verbo di Dio ha assunto la natura umana, la nostra inferiorità di natura si ritrova elevata per lo meno ad un grado di parità rispetto agli angeli. Prima il culto avveniva come pallida imitazione del culto degli angeli, ora il culto di Dio avviene in associazione con loro. (Si ricordi la già citata conclusione di ogni prefazio della Messa, in cui introduciamo il Sanctus esprimendo la convinzione di essere uniti al coro degli angeli).
Il tema degli angeli è pressoché inesauribile, quindi se vi fa piacere, penso proprio di ritornarci. A martedì prossimo (spero!).
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