I versi, però, mi erano costati una certa fatica e decido di promuoverli dal limbo delle bozze in sospeso ed elevarli al rango di frammento degno di pubblicazione.
— Si riunisce la corte celeste per giudicare Benigni Roberto, Italiano! Chi è iscritto a parlare?
O Corte venerabile e benigna,— Si prenda nota: il signor Alighieri Dante si propone come difensore dell'imputato. L'imputato accetta?
del mio connazional farò difesa
che lesta lingua adopra e assai maligna.
Tutto qui. La bozza non andava oltre, io non ricordo cosa pensavo di dire e, ora come ora, non mi viene nessuna ispirazione. Magari un altro post...
2 commenti:
salve Don Mario!
Io ricordo di Benigni una cosa che mi aveva fatto inorridire, a proposito dei versi
O luce etterna che sola in te sidi,
sola t’intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi! 126
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta, 129
dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che ’l mio viso in lei tutto era messo. 132
sul mio manuale da liceo classico c'era scritto che "la nostra effige" è un volto umano, cioè vede Cristo stesso, Dio fatto uomo. Il particolare che l'immagine sia chiaramente distinguibile nonostante sia dello stesso colore dello sfondo indica la duplice natura divina e umana.
Sennonchè, descrivendo questi versi Benigni se ne usciva quasi gnosticamente dicendo: "Dante vede il proprio volto in Dio, dunque ecco la geniale e moderna intuizione di Dante: noi siamo Dio! l'uomo è Dio!"
AAAAAAAAAAAARGH!!!!!
Dài, Claudio, non essere troppo severo. L'affermazione "l'uomo è Dio" può essere presa in diversi modi. In assoluto è senz'altro gnostica, ma non dimenticare che siamo fatti "a sua immagine", che per la grazia siamo suoi figli (quindi in qualche modo connaturali), che per l'incarnazione Dio ha un volto di uomo quindi è come me!
Certo, questo non vuol dire che io sono Dio.
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