22 novembre 2013

Il viaggio di C.S. Lewis

C.S. LEWIS LASCIAVA questo mondo il 22 novembre del 1963: 50 anni fa. Ho pensato di ricordarlo utilizzando una sua lettera (del 14/2/1946) in cui riassume le tappe della sua conversione. Da ricordare che queste cose le narra in un'opera allegorica intitolata The Pilgrim's Regress (Le due vie del pellegrino), usando proprio la metafora del viaggio.

Andata

Battezzato nella Chiesa di Irlanda (l'equivalente irlandese degli anglicani), nella sua famiglia trovò scarsa devozione unita a una osservanza solo formale.
A scuola, studiando i classici, notò il disprezzo con cui i manuali (ufficialmente cristiani) trattavano le credenze pagane e si domandò: "chi mi dice che le nostre credenze di oggi non appariranno altrettanto false agli studiosi di domani"?
Una sua insegnante, poi, era seguace della teosofia e contribuì alla migrazione delle sue già traballanti convinzioni, dal cristianesimo verso un confuso teismo.
Il colpo di grazia lo ricevette dal professor Kirkpatrick, che lo preparò più che brillantemente per l'esame di ammissione ad Oxford. Un intellettuale affascinante al quale Lewis rimase perennemente grato, ricevendone molti importanti influssi, non ultimo il suo agnosticismo quasi ateo.

Ritorno

Nel ricostruire i passaggi del suo ritorno alla fede, Lewis individua quattro passaggi.
1. Lo studio della filosofia, dove trovò argomenti inoppugnabili in favore dell'esistenza di Dio.
2. La crescente passione per la letteratura medievale, che gli rendeva diffcile pensare che uomini che tanto stimava potessero essersi sbagliati in fatto di religione.
3. La lettura di Chesterton e di George MacDonald (del fortuito incontro con Phantastes, complesso romanzo di fantasia, disse che fu il "battesimo della sua immaginazione").
4. L'ultimo passo fu degno di lui: una polemica con un amico convinto sostenitore dell'antroposofia: più si sforzava di smontare gli argomenti dell'amico, più si convinceva degli argomenti cristiani.

Mi piacerebbe un giorno confrontare questo percorso con quello di altri importanti convertiti, ad esempio sant'Agostino e Edith Stein. Mi sembra che i punti di contatto abbondino. Per ora posso solo registrare l'importanza della stima: Lewis perde la fede per l'influenza di due insegnanti che stimava; la ritrova per la stima dei medievali e di due scrittori. Senza dimenticare che, sebbene nella lettera in questione non ne faccia menzione, altrove riconobbe l'influsso di diversi amici e colleghi, Tolkien tra i primi.

Tra tutti gli influssi vorrei segnalare l'ambivalenza del ruolo di Kirkpatrick: lo rese agnostico per emulazione, ma gli insegnò anche a pensare in modo onesto e rigoroso. Questa impostazione fu determinante nella sua ricerca della verità, e non è un caso che, nei suoi romanzi, sia costante la presenza di un personaggio moralmente retto ma scettico.

Nessun commento: