"EH SÌ, le cose vanno dette chiare. Pane al pane. Il bianco è bianco e il nero è nero"... Espressioni di un desiderio di chiarezza, di sincerità, che tutti comprendiamo e che saremmo tentati di condividere. E come non potremmo? Se proprio Gesù ci ha detto: «Sia invece il vostro parlare: "Sì, sì", "No, no"; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,37).
Però ho l'impressione che chi davvero pratica il consiglio di Gesù, raramente si concede il vezzo di teorizzarlo. Forse fa parte del "sì-sì no-no" che sia una dottrina da praticare, non da discutere.
Resta che, recentemente, la persona che mi proponeva l'apologia del bianco-bianco e nero-nero, dava l'impressione di uno che, indicando il cielo azzurro, dicesse: "Il bianco è bianco..." e, indicando poi blu intenso del mare, continuasse "... e il nero è nero". Mi sembra che troppo spesso, dietro l'apologia della chiarezza e autenticità, c'è un bisogno di semplificazione e di sicurezza, che fa violenza alla realtà. E quando provi a ragionare con certe persone, subito viene il "Eh, quanto sei complicato! Sempre con i tuoi distinguo...".
Le ideologie sono daltoniche perché riduzioniste. La superficialità anche, sebbene in modo diverso. Ma facilmente finisce asservita all'ideologia.
L'immagine è di Hilma af Klint, e si intitola Il cigno (1915). Non so cosa lei volesse rappresentare (e davvero i suoi quadri erano il risultato di profonde meditazioni), ma io ci vedo un arcobaleno di colori che vengono ridotti al solo bianco e nero.
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