30 agosto 2008

Letture IV

DA TEMPO non ho più aggiornato l'elenco dei libri letti della barra laterale, perché da tempo rimando la stesura di questo Letture IV. Provo a rimendiare.

Walter M. Miller jr., Un cantico per Leibowitz (5/08)** (ho tolto un asterisco).
Frutto di uno scambio di mail con Claudio sul tema "La religione nella fantascienza"; lui è stato così buono da regalarmi questo romanzo molto peculiare.
Dopo una guerra atomica che ha fatto disastri spaventosi, l'umanità reagisce dando la colpa alla scienza e al sapere in generale e, dopo aver bruciato tutti i libri e ucciso tutti i "sapienti", sprofonda in una nuova e tetra barbarie. Come nell'Alto Medio Evo, nasce un ordine monastico che si dedica alla segreta conservazione del poco sapere sopravvissuto alla furia distruttrice. In tre atti a secoli di distanza l'uno dall'altro, l'autore propone la sua idea dell'uomo e della storia: l'uomo si dedica principalmente a sopraffare l'uomo, e in mezzo alle guerre, silenziosamente e tortuosamente, qualcuno diventa santo.
L'idea è bella e l'autore sa scrivere (unico romanzo della sua vita!), ma è troppo tetro e pessimista per sentirmi di consigliarlo a chi non sia più che appassionato del genere. Fra l'altro sembra avere anche l'idea di una santità sofferta e contorta e, alla fine, raggiunta quasi per caso e nonostante gli sforzi (e sul "nonostante" magari ha ragione). Per questo avevo messo tre asterischi ma penso che ne valga due.

Michele Dolz, Mia madre, la Chiesa (5/08)****.
Bellissima biografia di san Josemaría. Davvero per me la più bella scritta finora. Una scelta intelligente e personale di fatti e aneddoti già pubblicati nella ormai vasta produzione sulla materia, esposti con eleganza e sensibilità. L'ho eletto mio libro preferito sul fondatore dell'Opus Dei e, come avrete capito, lo consiglio caldamente.

Aldo Palazzeschi, I fratelli Cuccoli (4/08)**.
Un miliardario scapolo e bisognoso di affetto, decide di adottare quattro orfani già grandicelli. Vuole che crescano nella più assoluta libertà, compiacendosi di vedere come i deversi temperamenti vanno affermandosi nel tempo. Assurdo e improbabile, nella sua convinzione di fondo che un giovane, dotato di tutti i mezzi e lasciato pienamente libero, sviluppa immancabilmente il meglio delle sue qualità. E all'improbabilità di questa premessa si aggiunge un finale "a sorpresa" patetico al punto da far dubitare della normalità psichica dell'autore.
Mamma mia che delusione! Il mio consulente letterario in seconda questa volta mi ha proprio tradito. Il romanzo è lungo; e io gli dicevo che mi pareva assurdo e orribile, ma lui continuava a dirmi di non mollarlo e che alla fine si capiva tutto. E in effetti alla fine si capisce: è proprio assurdo!

Candido Pozo, Teologia dell'aldilà (4/08)***.
Per un prete filosofo una ripassatina alla teologia ogni tanto ci vuole. A novembre, pensando ai morti, ho deciso di leggermi qualcosa di escatologia. La data di conclusione testimonia che è stato uno sforzo prolungato. Senz'altro fruttuoso. Quante cose si imparano sulla morte, il giudizio, l'escatologia intermedia (cioè la situazione dell'anima dopo la morte e prima della risurrezione finale) ecc. Direi che è un tema che meritava proprio di essere approfondito. Moltissimi gli spunti interessanti e il manuale mi è parso buono, devoto (e non è scontato) e ragionevolmente comprensibile.

Giovanni Minoli, Stefano Rizzelli, Opus Dei. Un'inchiesta (4/08)**.
In una stagione di libri sull'Opus Dei e su san Josemaría, Minoli dà il suo contributo senza infamia e senza lode. In fondo più che spiegare l'Opus Dei, racconta il suo approccio all'Opera, mentre Rizzelli intervalla con i ricordi del lavoro di realizzazione del documentario (allegato in DVD e inguardabile!).
Si apprezza l'onestà intellettuale di chi vuole capire lui e non si accontenta di ripetere cose scritte da altri. Boh.

Adalbert Hamman, La vita quotidiana dei primi cristiani (3/08)**.
L'autore ricostruisce quello che sappiamo sui cristiani del terzo secolo. Belli i ritratti di alcuni scrittori ecclesiastici dell'epoca, e la descrizione del clima di gioiosa propaganda della fede a tutti i livelli e da parte di tutti i cristiani. Tutto sommato, però, un libro un po' troppo lungo. L'ho trovato noioso.

Paola Mastrocola, Più lontanta della luna (3/08)***.
Una ragazza cresciuta con il sogno dell'amor cortese e gravemente disadattata nella sua famiglia di proletari a Torino, convinti di avere una figlia incapace e preoccuapti solo che si decida a trovarsi un fidanzato e così sistemarsi. Prende la fuga rubando l'ormai vecchio cavallo di suo padre, alla ricerca dell'"amore lontano". Incontrerà vari uomini e forse anche quell'amore ideale che sognava.
Mi ha colpito lo stile "simbolico" di questa autrice. Le situazioni hanno spesso dei contenuti incredibili, felliniani, come la stessa idea centrale di lei che gira per il mondo a cavallo, ma con forti richiami suggestivi, simbolici. Penso che ci sia sotto una ricerca di idealità dell'amore e, magari a insaputa della stessa autrice, di trascendenza. Perché la protagonista ha teorizzato che l'amore, per essere idealmente perfetto, deve essere impossibile: e così tenta vari tipi di "impossibilità". Passerà per l'amore "distante", l'amore senza amore, l'amore proibito, l'amore anziano. L'idea di un amore assoluto la porta ad essere sempre insoddisfatta, a preferire un amore pensato rispetto ad un amore vero e, in molti passaggi, viene proprio da dire: "Sciocca, ma se è Dio quello che stai cercando!".
La conclusione lascia il problema aperto: lei è diventata più saggia, più equilibrata, ma l'amore che cercava forse non l'ha trovato.
Qualche ingenuità nella trama e la sensazione che gli manchi sempre qualcosa. Però bello. (Qualche citazione qui).

Silvana De Mari, L'ultimo elfo (3/08)***.
Simpaticissima sorpresa! Un fantasy italiano e molto piacevole. Un critico letterario diceva "Fateli innamorare del vostro personaggio e non vi lasceranno più" (si riferiva, ovviamente, ai lettori). Questo è il caso. La De Mari non scrive straordinariamente bene e la trama non è particolarmente originale, ma una volta fatta la conoscenza di questo piccolo elfo ("un bambino", "un cucciolo", "uno nato da poco" è il ritornello che si ripete ad ogni nuova presentazione), inconsapevole dei suoi poteri magici, spaventato dagli uomini con cui si trova costretto a convivere, angosciato all'idea di poter essere l'ultimo della sua razza... gli si vuole troppo bene per non andare avanti a leggere. Il romanzo contiene due storie, L'ultimo elfo più breve e più riuscita, e L'ultimo drago un po' più banale.
Ho criticato, e devo compensare con qualche complimento. Oltre al personaggio delizioso, c'è una voglia di giocare che pervade il libro, ridendo dei luoghi comuni del fantasy, scherzando sulle incomprensioni tra uomini ed elfi e che ne fanno una lettura gradevole dall'inizio alla fine. Tutto sommato lo consiglio.

Cormac McCarthy, La strada (3/08)***.
Stregato da Non è un paese per vecchi e incoraggiato da Lino, che per colpa mia è diventato un grande lettore di McCarthy, mi sono lanciato in questa seconda lettura. Ho già commentato il libro a suo tempo e lo trovi qui. Adesso vorrei solo aggiungere che ripensandoci ci vedo un'altra metafora. Il mondo post-apocalittico in cui si vive aggrappati a tutto quello che si trova e può servire per sopravvivere; così disperati che anche gli altri uomini diventano risorsa per sopravvivere... uccidendoli e mangiandoli, penso che per l'autore voglia essere un apologo del mondo in cui viviamo. Persone così disperate che in torno a sé vedono solo mezzi di sussistenza, e negli altri uomini nutrimento per la loro fame insaziabile: materialismo e affettività egoista.
Mi sono riconciliato con McCarthy. Veramente affascinante.


Vai a Letture III >>

Nessun commento: