29 ottobre 2008

I libri che NON ho letto

NEL SUO godibilissimo Come un romanzo, Daniel Pennac presenta il "Decalogo dei diritti del lettore". Se non lo conosci puoi leggerlo qui.

Quando lo lessi rimasi colpito dal "terzo diritto": il diritto di non finire un libro. Fino ad allora, e ahimé ancora per molto tempo dopo, non avevo mai osato lasciare deliberatamente un libro a metà. Ricordo la piccola tragedia interiore di non riuscire a finire Le Confessioni: avevo tredici anni e mi rendevo conto di non capirci granché e di trovarle noiosissime, ma mi sembrava una sconfitta terribile e un'offesa a Sant'Agostino se avessi gettato la spugna, o meglio il libro. (Per la cronaca non ricordo come andò a finire, ma credo che, con la coerenza di quell'età, dopo qualche tempo mi dimenticai sia del libro che del problema).

Invece ultimamente mi sono trovato ad esercitare diverse volte il mio diritto, e vorrei esprimere in questa pagina le mie considerazioni sui libri che ho felicemente tralasciato.

Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili.
Se ne parlava già da un po' finché qualcuno in casa mia si lanciò a comprare il libro. Commenti tra il divertito e l'entusiasta. Allora l'ho preso in mano (dopo aver aspettato il mio turno). Chi l'ha letto ricorderà come inizia: una "comunità montana" che può vantare nel suo territorio una cima di ben 170 metri (sparo il numero che non ricordo affatto), la più alta in un contesto generalmente pianeggiante. Uno va avanti a leggere e l'indignazione cresce: chi avranno corrotto per ottenere un simile ingiusto privilegio? Gli autori arriveranno a fare i nomi? Avranno ottenuto una correzione di questa situazione palesemente ingiusta? Niente affatto: si capisce, un po' di sfuggita, che quel comune ha ottenuto i privilegi di comunità montana nella corretta applicazione della legge (sicuramente discutibile ma, una volta tanto, chiara). La legge si applica a comuni con determinate caratteristiche territoriali e a quelli limitrofi.
Ma allora Stella e Rizzo mi stanno prendendo in giro! Con tutte le cose di cui ci si può indignare veramente in Italia (e sicuramente ce ne saranno molte anche nel loro libro) vogliono fare gli indignati a tutti i costi, di quelli che si stracciano le vesti se un pedone attraversa col rosso o se a un uomo politico gli scappa uno sbadiglio durante una conferenza.
Per indignarmi bastano i quotidiani, non ho bisogno di questo tipo di investigatori. Libro chiuso.

Il discorso si fa troppo lungo: continuerò in un altro post.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Già, dopo questo libro tutti i cittadini benpensanti sproloquiano di comunità montane di cui ignoravano l'esistenza. Non sanno, per esempio, che sono tra le poche infrastrutture che consentono ancora la sopravvivenza ai piccoli agricoltori che gli stessi benpensanti tanto decantano.

Don Mario ha detto...

Già. E forse un libro sui benpensanti lo leggerei volentieri, ma capisco che deve essere difficile scriverne uno restando fuori dalla categoria.

I benpensanti... pensano?