16 ottobre 2022

Un quasi haiku di Etty Hillesum

LEGGEVO UN PENSIERO di Etty Hillesum e mi sono detto: "sembra quasi un haiku!". Se non per la metrica, sicuramente nella struttura: c'è un'osservazione, che produce una risonanza emotiva, che porta ad una conclusione non scontata. Lo riporto nella versione di Lorenzo Gobbi: Etty Hillesum, Il bene quotidiano, p. 68 (17 giugno 1942).
Quella gialla rosa tea si è aperta. Solo per tutto questo giallo, che comunque non è nemmeno giallo, si dovrebbe confidare in Dio.
Si può condensare in un vero haiku? Il bello dell'haiku è la sua brevità. Richiede di concentrare molto, lasciare molto al non detto e, comunque, rinunciare sempre a un bel po' di quello che volevi dire. Che poi significa lasciare al lettore lo spazio perché dica lui, perché lo spunto da cui il componimento è nato, risuoni nell'altro con significati nuovi.  
 
Io ci ho provato, ed è venuto fuori questo:
giallo è il fiore
tu puoi, se guardi bene
credere in Dio

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