15 aprile 2005

Un tempo illimitato?

Dice Leonardo Polo (Chi è l’uomo, 1992, p. 210) che se l’uomo non fosse mortale «sparirebbe qualsiasi progetto», «la sua azione non avrebbe a che fare con i fini». Mi sembra che non sia così. Io non riempio di azione il mio tempo mosso dalla consapevolezza di averne poco, ma mosso dall’indigenza, che mi spinge all’azione per raggiungere ciò che non ho. E raggiungerlo quanto prima, perché nel frattempo soffro per la sua privazione.

(Mi piace molto leggere Polo, perché non sono quasi mai d’accordo con le cose che dice con tanta sicurezza).

La stessa concezione sbagliata la trovo nell’Immortale di Borges. Non è vero che un uomo con un tempo illimitato davanti a sé finirebbe per abbandonarsi all’inazione, perché tanto prima o poi tutto quello che può succedere succederà. Perché anche se fossi immensamente ricco di tempo continuo ad essere povero di tante altre cose, e non mi basta sapere che prima o poi le avrò: le voglio subito!

Nessun commento: