08 marzo 2008

Pigrizia congenita


COME PROMESSO ecco la traduzione del post di Monasterio.

Maria (non è il suo vero nome) è all'ultimo anno delle superiori e tra pochi mesi affronterà l'esame di ammissione all'università. È la prima volta che parliamo. Simpatica e chiacchierona, ma quando tocchiamo i temi importanti diventa triste e un pelino solenne.

—Tu adesso hai 17 anni, le dico. Immagina te stessa... diciamo a 37 anni, cioè venti anni più vecchia: nel migliore dei tuoi sogni, come ti vedi?

Maria ci pensa un po'; giocherella con un orecchino d'argento e inizia a snocciolare i suoi sogni. Lentamente, con prudenza, come se avesse paura di entusiasmarsi.
—Cavoli, non saprei. Nel migliore dei miei sogni... mi vedo sposata...
—Con figli?
—Sì, quattro o cinque... anche di più.
—E per marito pensi già a qualcuno?
Maria ride.
—Beh, magari... no, non glielo dico.
—E poi?
—Dirigo un grande studio di architetti.
—Vuoi dire che ti piacerebbe costruire edifici?
—Sì... grandi torri di cristallo.
A questo punto prende slancio:
—Però abiterei in una grande villa di un solo piano, con giardino, due cani, piscina, idromassaggio...

—Bene. Adesso torniamo alla realtà: ovviamente farai architettura...
—No. Penso di studiare pubblicità o turismo o cose del genere.
L'espressione di Maria è diventata molto triste. Coglie il mio gesto di sorpresa e mi spiega:
—È che ci vuole una media altissima e io sono pigra da morire.
—Però proprio scema non mi sembri...
—In effetti quando studio prendo buoni voti, però la psicologa mi ha detto di cercarmi qualcosa di leggero, perché mi stresso facilmente...

E così Maria ha una psicologa. Devo proprio essermi rincretinito. Sì, perché io non trovo in Maria nessun problema psicologico o emozionale, a parte quelli normalmente derivanti dalla sua condizione di figlia unica, troppo viziata da suo padre e con troppi euro in tasca.

—E non pensi che sforzandoti un po'...?
—Guardi, non posso recuperare ora quello che non ho fatto in tutto l'anno.
—Questa l'ho già sentita: te l'ha detto tua madre?
—No, la psicologa.

Ho una gran voglia di dirle di mandare a quel paese la psicologa, perché quella frase è tanto vecchia quanto falsa: quello che non hai fatto ad ottobre puoi farlo a febbraio, a marzo o ad aprile. Maria è schiacciata dalla rassegnazione, si è arresa al pessimismo più radicale. Le sembra impossibile cambiare: "io mi conosco", si ripete continuamente. E insiste col dire che è pigra, che lo è sempre stata, "pigra congenita", come uno è biondo o bipede.

Mi torna in mente la mia adolescenza. Dio mi scampi dal rimpiangere un qualsiasi tempo passato, però a 17 anni io e i miei amici volevamo mangiarci il mondo. Ovviamente avevamo paura, però ci vergognavamo di ammetterlo. E pensavamo sinceramente che il futuro era nostro.

Perché ci sono tanti ragazzi sconfitti prima ancora di iniziare a lottare? È tutta colpa della scuola, o c'è dell'altro?

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