06 febbraio 2009

Ma come fanno?

IL COMMENTO/DOMANDA di Cri, che più o meno suonava "Ma come fanno a sopravvivere?", mi dà spunto per alcuni ricordi. Alla domanda di fondo ho già risposto dicendo quello che tutto il mondo povero ci insegna: dove ci sono persone ci sono bisogni, e dove ci sono bisogni c'è commercio. Ma andiamo ai ricordi.

Nella casa dove stavo in Sud Africa avevano da poco terminato dei lavori di ampliamento, e fino a un paio di mesi prima c'era ancora il cantiere in funzione. Il giardiniere/tuttofare della casa è un ragazzo dello Zimbabwe (e sua moglie è la cuoca: una formula molto frequente da quelle parti). Un giorno è andato dal direttore dei lavori a chiedere se poteva prendere i secchi di vernice vuoti. Risposta ovvia: "Certamente, si tratta di spazzatura". E poi curiosità: "Ma a che ti servono?" "Li porto dai miei ora che torno per Natale, così li possono rivendere come secchi per l'acqua". No comment.

Allego la foto del pozzo della chiesa di Tafara, una township di Harare. Forse si nota che il secchio non sarà nato come tanica di vernice, ma poco ci manca.

Da notare che le townships non sono i posti più poveri: sono le aree che i bianchi avevano destinato alle abitazioni dei neri, quindi esistono da molto tempo e spesso erano edificate già fin dall'inizio: l'apartheid era una cosa molto ordinata. Le zone veramente povere, con le baracche di lamiera che conosciamo dalle immagini della televisione, qui si chiamano "informal settlements" (insediamenti informali) e il nome è un'invenzione sudafricana. Li chiamano così perché è il termine più adeguato per descriverne l'origine: quando da un villaggio dell'entroterra decidono di spostarsi verso la città per cercare fortuna, si trasferiscono in gruppi relativamente numerosi, spesso l'intero villaggio. Quando arrivano in un posto che ritengono adatto si accampano lì, fanno cioè un settlement. Ovviamente esisterà un proprietario della terra su cui si sono accampati, e in altri tempi li avrebbe fatti sloggiare con le buone o con le cattive, e con l'approvazione dell'autorità. Oggi in Sud Africa queste cose vanno trattate con diplomazia e quindi il governo espropria il pezzo di terra, indennizzando il proprietario, e poi vede che cosa si può fare. In Zimbabwe è un'altra storia ma preferisco rimandarla al prossimo post.

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