14 luglio 2013

Sugli addii

MI PIACE PENSARCI: gli affetti producono legami. Se voglio bene a qualcuno sono anche legato a quella persona. Affetto e legame non sono la stessa cosa; esistono legami non fondati sull’affetto (dipendenza, interesse, vicinato…) ma non credo esista un affetto che non produca un legame.

Così succede che quando uno si sposta, per esempio se da Roma si trasferisce a vivere a Palermo, sente lo strattone di tutti i legami che “tirano”. Non necessariamente si rompono... anche se l’esperienza insegna che qualcuno non reggerà nel tempo alla prova della distanza. Questo tirare è la riprova dell’esistenza di un legame: diventa una misura dell’affetto.

Nei giorni scorsi (adesso godo di un momento di tregua) ho salutato tanti, provando dentro “strattoni” diversi, e intuendoli nelle parole, negli sguardi, nei gesti dell’altra persona. Nessuno mi ha deluso: qualche freddezza c’è stata, ma erano prevedibili, per relazioni troppo occasionali o ancora da sviluppare. Qualche sorpresa l’ho avuta in positivo, scoprendo in qualcuno sentimenti più intensi di quanto immaginassi, con il conseguente dispiacere di accorgermene “tardi”, quando diventa più difficile ricambiarli. (Fortuna che c’è almeno la preghiera: “Ripagali tu, Signore, e magari... concedimi un’altra occasione”. Qualcuno dice che c’è anche il web, ma non mi convince molto).

E siccome è sempre bello sapersi amati, momenti come questi, pur dolorosi, sono anche belli: ogni addio verifica un amore. A tutti vorrei dire che è solo un arrivederci, uno dei tanti che tocca dire nel corso della vita. Questo poi è il significato profondo della parola “addio”, ma non vorrei prendere una piega tragica.

L’esperienza mi ha fatto scoprire anche un aspetto “misterioso” dei legami, conseguenza meno misteriosa della bontà di Dio, che mi riempie di speranza: le persone che amiamo le ritroviamo sempre. Di questo ne sono convinto.

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