20 agosto 2013

Rispettare il drago

A ZAGABRIA, se uno si avvia dalla Cattedrale verso la Porta di Pietra, come tutte le guide turistiche consigliano di fare, ad un certo punto si imbatte in questa statua di San Giorgio e il drago. La mia guida minimale faceva notare l'impostazione insolita della composizione (penso che senza la guida non avrei notato nemmeno la statua, altro che composizione!): san Giorgio viene sempre rappresentato intento a combattere il drago; qui invece lo ha già sconfitto e sta fermo, sopra l'avversario abbattuto, dopo essersi tolto l'elmo.

Mi piace, perché mi ricorda quella nobiltà tipica dei romanzi fantasy che tanto mi piacciono, e in fondo perché spero sempre di trovarla anche nel comportamento dei personaggi veri che mi stanno attorno. Il guerriero ha vinto la difficile battaglia, ha abbattuto l'orrendo nemico, ed ora non esulta, non porta in giro la testa del mostro, non infierisce sul suo cadavere. Rimane a meditare su quanto è accaduto. Anche il mostro ha una sua dignità – è stato un temibile avversario ed ha causato sofferenza e rovina a tanta gente – e il santo lo avrà sconfitto non senza difficoltà. C'è da fermarsi per ringraziare Dio e per riconoscere la dignità dello sconfitto. C'è anche da meditare sulla possibilità che un giorno sarà il mio il cadavere tra le zampe del cavallo del vincitore e vorrei che fosse trattato con il rispetto che ora sto offrendo a lui.

Nella nostra cultura imbarbarita noi tendiamo a commettere due errori opposti, che questo San Giorgio ha invece evitato. Il primo è di mancare di rispetto all'avversario: ridicolizzandolo prima e oltraggiandolo dopo, nel caso sia stato sconfitto. L'avversario, invece, va combattuto con rispetto, con lealtà, riconoscendo tutta la sua dignità, che non scompare per il solo fatto di essere un avversario. Penso ai toni volgari dei nostri dibattiti politici, ma penso anche alla facilità con cui banalizziamo le posizioni dei personaggi dell'attualità – quando non di interi popoli o di religioni – nelle nostre superficiali discussioni da bar.

Il secondo errore è quello di pensare che lo scontro sia una mancanza di rispetto. Siamo tutti amici, lasciamo perdere le divergenze, viviamo nella concordia... Ma anche questo offende l'avversario. Se penso di poter andare d'accordo con il mio avversario in nome di qualsiasi variante del relativismo, io sto implicitamente facendo due affermazioni piuttosto gravi: la prima è che le mie opinioni, in fondo, non valgono nulla; ma la seconda è che nemmeno le sue opinioni valgono nulla. È molto più rispettoso dichiarare guerra che dare del cretino; e il fatto che nel farlo io dia del cretino anche a me stesso, riduce ben di poco l'offesa. San Giorgio rispetta il drago affrontandolo... e uccidendolo.

Preferisco il Chesterton, di La sfera e la Croce... e preferisco il San Giorgio croato!

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