Ancora più interessante se si pensa che dei due, Belloc e Chesterton, il primo era da tutti considerato il più brillante. E più brillante di Chesterton ce ne vuole...
Mi incuriosì un accenno (in qualche lettura su C.S. Lewis, credo) ad una sua raccolta di saggi intitolata On Nothing and Kindred Subjects, che si potrebbe tradurre Su niente e temi affini, ma, se ho capito lo spirito del Chesterbelloc, forse avrebbe preferito Il nulla e i suoi derivati. (Il testo inglese è di pubblico dominio e ne ho messo un link nel titolo; in italiano non credo sia mai stato tradotto).
Lo presenta come una sfida intellettuale: ad una provocazione del tipo "Tu che sai parlare un po' di tutto, sapresti dire qualcosa su niente?", lui risponde addirittura con un libro! Nell'introduzione afferma la consapevolezza di poter offendere alcune categorie di persone influenti, se avesse trattato con leggerezza un tema per loro tanto importante, quasi sacro. Ma ormai la sfida era raccolta e doveva andare fino in fondo.
Comprendevo che a scrivere del nulla rischiavo di offendere i vanti di altri, specialmente di molti potenti di oggi, perché avrei trattato di cose a loro molto care e familiari, quali "L'onore dei politici", "La sensibilità delle grandi donne", "La ricchezza dei giornalisti", "La capacità di entusiasmo di un gentiluomo" o "La cultura dei banchieri". Tutto ciò che è più intimo e più caro agli uomini più famosi del nostro tempo, tutto ciò che più vorrebbero proteggere da sguardi profani — tutto questo mi proponevo di farne il tema di un semplice libro.Ci sono tutte le premesse per una lettura esilarante. Purtroppo, però, dovrà aspettare finché non riuscirò a ridurre la lista dei titoli attualmente "in lettura" (in questi giorni sono riuscito a scendere a 8, ma questo secondo GoodReads, perché in realtà sono sempre molti di più). Ma ho proprio voglia di leggerlo: con tanti difensori del Nulla intorno a me, sento il bisogno della sonora risata del Chesterbelloc per tirarmi su il morale.
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