23 marzo 2008

Diario pasquale

NON HO AVUTO molto tempo per il computer in questi giorni: mi dispiace per gli amici, ma per me è stato molto meglio così. Provo a rimediare con alcune annotazioni relative al triduo pasquale.

Giovedì Santo. Mentre sfilavamo in processione all'inizio della Messa in Coena Domini – eravamo un buon numero di celebranti ed una marea di chierichetti, perché oltre a quelli "normali" c'erano anche i dodici bambini per la lavanda dei piedi, tutti vestiti da ministranti – mi sono ricordato di quando cantavo in un coro, delle volte in cui un pezzo ci riusciva particolarmente bene, con tutte le voci sicure e con il timbro giusto. In quei momenti uno ha la sensazione di fondersi con l'insieme, tu stai cantando la tua parte ma quello che senti è l'armonia complessiva. Erano momenti rari ma veramente emozionanti.
Ho pensato che anche la liturgia è un'azione corale, e quando è ben realizzata uno si trova a far parte di un tutto impegnato a dare gloria a Dio in una grande armonia. Mi sono emozionato come ai bei tempi.

Venerdì Santo. Mi sono trovato libero da impegni ed ho pensato (be', in realtà ho raccolto un pensiero di Damiano): oggi si venera la Santa Croce e quale modo migliore che andare a Santa Croce in Gerusalemme dove si conserva la vera Croce? Mi hanno detto che gli anni scorsi per la funzione hanno usato un reliquiario che conserva solo una piccola scheggia; quest'anno hanno deciso di usare il reliquiario, quello con i due grossi frammenti della Croce. Non so se potete immaginarvi che vuol dire poter baciare proprio quel legno che è stato benedetto dal Sangue di Cristo, e subito dopo aver ascoltato la lettura della sua Passione!
Ho pensato che vivere a Roma è una benedizione speciale, di cui un giorno dovremo rendere conto.

Sabato Santo. Mi sono innamorato del silenzio di questo giorno. Secondo me in un giorno così non si dovrebbe parlare. Il cuore rimane chiuso nel sepolcro, nel buio e nel silenzio più assoluti. Luce e rumori disturbano per fare compagnia al Corpo del Signore, e ricordare con calma tutti i momenti della sua vita e della sua Passione, per assaporare l'eco di quel "Tutto è compiuto!".

Veglia Pasquale. Mi rimane in mente un'immagine, come una fotografia: l'anziano concelebrante, un sacerdote quasi novantenne, malfermo sulle gambe, che alla fine della Veglia quasi saltava dalla gioia. Faceva gli auguri gridando (è un po' duro di orecchi) e abbracciava tutti quelli che gli capitavano a tiro. Questa è la gioia della risurrezione: una gioia piena di vita.

Domenica di Pasqua. Dopo le considerazioni di venerdì, non potevo mancare di andare a Piazza San Pietro per la benedizione Urbi et Orbi. Diluviava. Il rumore dell'acqua sugli ombrelli rendeva difficile ascoltare le parole del Papa, ma ho colto che ha ripetuto quattro o cinque volte Sono risorto e sono sempre con te! (persino in latino: Resurrexi, et adhuc tecum sum. Alleluja!). Mi sembrava la stessa gioia dell'anziano sacerdote della Veglia, come dicesse: "È sempre con te, ti rendi conto?"

E con questo, tanti auguri a tutti.

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