03 dicembre 2008

Per non vederla soffrire

SARò UN QUALUNQUISTA (l'ho sempre pensato), ma noto che mi distacco sempre più dalle notizie di attualità. Ho poco tempo, spesso quando ne ho sono stanco, e non trovo le forze interiori per affrontare la valanga di spazzatura che mi si rovescia addosso ogni volta che apro il quotidiano. Se poi intuisco che la notizia mi farebbe soffrire davvero, allora non di rado fuggo vigliaccamente.

Così è stato per la recente sentenza della Cassazione, che dà il via libera a "sospendere le cure" ad una poveretta in stato vegetativo da molti anni. Avevo sentito della vicenda (i pasti sono un'ottima occasione per tenersi aggiornati per chi legge poco i giornali) e già questo mi aveva riempito di una tale tristezza che proprio non me la sentivo di andare più a fondo.

Ma poi i ragazzi hanno voluto preparare un questionario sull'argomento per parlarne con i loro compagni, e così ho dovuto approfondire qualche concetto. A questo punto sento il bisogno di esprimere tre idee.

Se ho capito bene, "stato vegetativo" vuol dire che tutte le funzioni vitali della persona sono attive: respira, alterna il sonno alla veglia, compie movimenti spontanei come aprire gli occhi o sorridere. In sostanza chi si trova in questo stato sta fisicamente bene. L'organismo è sano. Certo con una carenza terribile: non c'è coscienza. Non capisce, non riconosce, non comunica. Ma questo è molto più terribile per i suoi familiari che per l'interessata. Questa è la prima considerazione: a quale sofferenza si vuole mettere fine? Alla presunta sofferenza della malata o a quella dei suoi familiari?

La seconda considerazione è che, dato che una persona in stato vegetativo è in grado di sentire dolore (se qualcosa glielo provoca), se le si sospende alimentazione e idratazione ne soffrirà atrocemente, come soffre chiunque muoia di sete e di fame. Per questo suppongo che i medici avranno la "premura" di somministrarle sedativi. Ma è da pazzi! Già vedere una persona che muore di fame e, invece di dargli da mangiare, dargli un sedativo è un comportamento strano; ma che sia io ad affamarla e allo stesso tempo le somministro il sedativo... questa è proprio follia.

Ho cercato immagini recenti: non ce ne sono. I media mostrano sempre le stesse tre foto di quando era giovane, bella e sana. Non è difficile capire la strategia di comunicazione: nella nostra cultura in cui le immagini valgono più di qualsiasi discorso, una sola foto – non diciamo un video – di questa donna che oggi sorride, viene curata affettuosamente e sta apparentemente bene, smonterebbe tutti i teoremi che la vogliono morta. E io mi chiedo: chi ha consigliato la famiglia? Perché dietro questa scelta di comunicazione c'è una riflessione, basata sull'esperienza di vicende simili del passato. Ci sono arrivati da soli? Prego con compassione per la famiglia che sta facendo un terribile errore, ma senza compassione e invece molto timore prego per gli eventuali disgraziati che li hanno consigliati e probabilmente strumentalizzati.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono qualucnquista anch'io, ma la penso come te! :-)

Ciao, R

Riccardo ha detto...

su youtube ho trovato un video di donne in stato simile, girato appositamente per rendere testimonianza di quanto possa essere comunque bella la vita per queste donne, circondate d'amore.