26 aprile 2009

Lovely Rita (2)

DOPO LE STUPIDATE dell'altro giorno passo alle considerazioni serie riguardo l'intervista all'attempato personaggio. L'intervistatrice le chiese se, dall'alto della sua centenaria esperienza, volesse dare qualche consiglio ai giovani. Mi dispiace di non aver trovato la trascrizione dell'intervista, perché la risposta fu molto più complessa di quanto io riesca a imitare qui. Diceva qualcosa tipo: «Ai giovani raccomando di farsi guidare sempre dalle funzioni corticali del mesencefalo superiore, perché questa struttura è frutto di milioni di anni di evoluzione e costituisce il nostro vanto e ciò che distingue l'homo sapiens dagli altri primati superiori».

È in quel momento che mi si è formata nella testa la scenetta del padre che dal suo letto di morte dà al figlio consigli di vita importantissimi quanto inintelligibili. Mi sono chiesto quanti dei probabilmente pochi giovani in ascolto (quanti giovani ascolteranno il GR1 delle 7 del mattino? boh) possono aver capito cosa volesse dire. E mi sono anche consolato, perché il messaggio era velatamente diabolico.

La signora, infatti, voleva dire qualcosa tipo "Seguite sempre il buon senso e la coscienza e non abbandonatevi agli istinti", ma ha dovuto tradurre il messaggio nelle categorie della sua visione scientificista e materialista della vita. Bisogna proprio fare i salti mortali, accettando il rischio di non essere capiti, per eliminare dal linguaggio categorie come coscienza e morale. Ma vale la pena notare che, nonostante gli sforzi, non ci si riesce (almeno la nostra intervistata non ci è riuscita). Perché secondo quale principio dovrebbe essere meglio seguire le funzioni più evolute del cervello anziché quelle inferiori? Io lo so che per un uomo è bene comportarsi da uomo ed è male comportarsi da animale, ma la scienziata "laica" come lo spiega? C'è un implicito criterio morale per cui i risultati dell'evoluzione sono necessariamente buoni? Non farà parte della dignità dell'homo sapiens il fatto che lui può scegliere di comportarsi come una scimmia, mentre una scimmia non può scegliere di comportarsi come un uomo?

Io non ho idea di quali siano queste funzioni più "recenti" nella scala evolutiva, ma se mi dicono che sono ciò che mi distigue dai primati, allora posso immaginare che ci rientri, che so?, il gusto artistico. Quindi vogliamo dire che mangiare se ho fame è una cosa retrograda, vergognosa, mentre andare a vedere un museo è una cosa evoluta, quindi buona? E voler bene alla mamma dove rientra? Mi sembra che i primati vogliano bene alla loro mamma: dobbiamo forse superare questo retaggio pre-evolutivo?

Non mi convince proprio che il criterio del mio comportamento debba essere la parte del cervello attivata per realizzare una certa azione. Preferisco l'antiquatissimo e magari un po' bigotto criterio del bene e del male, e la coscienza che è l'attività del pensiero quando distingue queste cose. Francamente dei sei milioni di anni di evoluzione (di cui non dubito, che sia chiaro) non me ne importa granché.

4 commenti:

Don Mario ha detto...

Adesso si capisce? Se mi invitano a "non sbarandinare le blastucce" non è un consiglio comprensibile più o meno quanto quello di "seguire le funzioni corticali del mesencefalo superiore"?

Se non si capisce, pazienza. Passatemelo come un momento di follia.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Altro che momento di follia! Sto applaudendo, e continuerò ad applaudire, fino alla consumazione dell'epitelio cheratinico pluristratificato sotteso al metacarpo :oD

agapetòs ha detto...

Adesso è chiaro!
Ma ammesso che uno sappia che cos'è il mesencefalo superiore, da che cosa si riconosce un pensiero che venga da codesta parte del cervello? Bisogna farsi una risonanza ogni volta che si deve prendere una decisione?
Povero scientismo, che vuole abbattere Dio e mette al suo posto gli idoli!