30 settembre 2010

Vecchi amanti

VI PROPONGO l'epilogo di una storia di amore durata tutta la vita. Oltre a commuovermi ho pensato all'orgoglio, forse inconsapevole, di qualsiasi figlio o nipote quando si trova a poter raccontare una vicenda così. Facciamo i moderni e gli spregiudicati quando dobbiamo parlare di infedeltà e di divorzi, ma poi come ci fa piacere quando possiamo contemplare vicino a noi delle vicende come questa.
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Una mattina mia nonna s'è alzata come al solito e ha visto però che lui non lo faceva, restava nel letto a impigrirsi. Allora lo ha guardato accigliata come a dire: "Che aspetti?".
Lui ha fatto: "Al son drìo non sentirme tanto bèn. Al resto in leto inquò". E non s'è più alzato, e venti giorni dopo, una sera, lei gli si è seduta a fianco e lui le ha detto, con voce fioca: "Come te sì bèa".
Lei ha risposto: "No, caro: te sì tì che te sì bèo", e lui poco dopo è morto.
Lei era andata avanti e indietro su e giù per le scale per tutti i venti giorni ad accudirlo come un bambino e dopo morto se l'è voluto lavare e vestire lei e il giorno dopo, al funerale, è rimasta impettita per tutta la cerimonia – fino al camposanto – impettita e senza una lagrima. La sera però, tornati a casa, s'è messa in letto e non si è alzata più, e venti giorni dopo è morta pure lei.
» (Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, 23s.)

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