15 febbraio 2011

Il prezzo dell'arte (segue)

MOSTRA SU VAN GOGH al Vittoriano e la domanda era: vista la calca e il prezzo del biglietto, valeva la pena?

Inizia la parte sui disegni. Per lo più schizzi di vita in campagna e copie di stampe. I suoi disegni non mi hanno mai detto granché, eppure pensare che erano i suoi studi, che scriveva al fratello Theo delle grandi scoperte che stava facendo... mi fa sentire cieco e ignorante. Quei disegni sono stati oggetto di riflessione, di fatica, e io non ci trovo nulla. Pazienza.

Solo un sorriso per un carboncino e china su una carta color carta da pacchi. Rappresenta un paesaggio visto dall'alto, c'è una fila di uomini piccolissimi che camminano, alcuni portando dei pesi, e c'è uno sbaffo di bianco (penso si chiami biacca) sul fagotto di uno di quegli omini. L'unico puntino bianco in un disegno dai toni scuri. Mi è sembrato una specie di scherzo dell'artista: in un disegno con biacca e china tutti mettono un po' di bianco e un po' di nero, io invece solo nero e quella puntina di bianco giusto per ricordarvi che ce l'avevo ma non l'ho voluto usare.

E poi arriva la prima soddisfazione. Ve la riporto qui sotto.
Mi dispiace che sullo schermo non renda, ma la successione dei covoni, la torsione dei fasci che li compongono e il movimento dei fili d'erba all'interno dei fasci; le spighe in cima ad ogni covone (nell'immagine quasi non si distinguono) il tutto è come una melodia. Uno potrebbe restare a lungo a contemplare questa immagine con la sua vita.

Più avanti inizia il periodo del puntinato, che non ho mai capito, né gradito. Ma poi si capisce: si capiscono le figure contorte, che fanno parlare gli sciocchi di possibili problemi di vista, si capiscono certi colori... soprattutto si capisce che Van Gogh è uno che ha sempre studiato, nella sua breve vita. La maggior parte delle sue opere sono studi, proviamo questo effetto, proviamo questa contrapposizione... Poi ogni tanto fa un'opera compiuta ed è una meraviglia.

Finalmente un quadro mi è piaciuto veramente. Questo qui sotto.
Le tonalità dei colori sono particolari e armoniose; l'intreccio dei rami degli olivi che vengono a coprire tutto il cielo (le chiazze chiare non sono cielo che traspare, ma le facce inferiori delle foglie) sembra una metafora di certi momenti della vita in cui le cose si moltiplicano e si aggrovigliano fino a nascondere il cielo. Eppure non è un groviglio "nervoso", non induce ansia ma pace; metà quadro occupato dall'intreccio dei rami e l'altra metà riempita dal terriccio chiaro e morbido. L'orizzonte irragiungibile occupato dai filari fin dove si può scrutare. Non vi sembra una tana, un rifugio? Io mi ci sono "rifugiato" per un bel po'.

Il bello doveva ancora venire, ma per oggi basta così. In fondo la risposta alla domanda inizia a definirsi: quanto vale la pena spendere per ammirare un quadro veramente bello?

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