23 marzo 2011

Quei due gemellini...

IN RIFERIMENTO al triste post sui due gemellini abortiti (Luceat eis), un amico faceva delle osservazioni molto interessanti. Dato che lui non se la sente di scriverle in un commento, ve le riassumo qui.

Diceva che siamo abituati a considerare l'aborto come una grave violazione al quinto comandamento (“Non uccidere”), ma poi, ripensando alla storia che aveva letto, si è reso conto che offende anche il quarto (“Onora il padre e la madre”), e in più modi. Chi abortisce, infatti, violenta la propria maternità (o paternità); la disonora rinnegandola. Inoltre offende i propri genitori, rinnegando la scelta d'amore che fecero loro a suo tempo quando accolsero la sua nascita.

Ma la riflessione del mio amico non finiva qui. Continuando su questa traccia risaliva al primo comandamento (“Non avrai altro dio all'infuori di me”), perché scegliendo l'aborto e rifiutando il dono di una vita, che sempre viene da Dio, la persona erige a divinità i propri timori (il dio Sicurezza?). Una divinità che purtroppo richiede sacrifici umani.

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