I romani avevano i loro teologi e i loro papi, i protestanti avevano Lutero, Calvino e tanti altri. Lui, ben presto aiutato da un fervido gruppo di amici, avrebbe fondato la teoria dell'anglicanesimo. Aveva anche trovato un nome, si sarebbe chiamata Via Media. Per alcuni anni studiarono e pubblicarono poi, quando sembrò di aver prodotto abbastanza idee, venne il momento di fare il punto pubblicando un lungo articolo riepilogativo. Era il novantesimo... e fu l'ultimo: le autorità anglicane non erano contente dei risultati.
In quel momento di empasse, contemplando il corpo dottrinale raccolto e la freddezza con cui veniva accolto, si rese conto che per edificare una comunità non basta una bella teoria, ci vuole la vita.
«Mi resi conto che per concretare la Via Media (...) la Chiesa Anglicana doveva avere un rituale, un cerimoniale, una pienezza di dottrina e di devozione (...). Cose che l'avrebbero rafforzata e abbellita: cose come le confraternite, le devozioni locali, il culto mariano, le preghiere per i defunti, chiese belle e ornate da splendidi doni, monasteri, una grande varietà di comunità e istituzioni. (...) Solo la Chiesa di Roma lasciava libero spazio a sentimenti come lo stupore, il mistero, la tenerezza, la riverenza, la devozione».Lui notava queste carenze perché la sua teoria potesse diventare vita. Noi, se trascuriamo la Messa, le devozioni (il presepe!), la preghiera insieme... rischiamo ridurremo la nostra vita cristiana a pura teoria.
John Henry NEWMAN, Apologia pro vita sua, cap. 4
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