21 febbraio 2012

Cime tempestose

Emily Brontë, Cime tempestose (8/2011) ***

Il protagonista, Heathcliff, dopo una giovinezza trascorsa tra maltrattamenti e umiliazioni, fa della vendetta lo scopo della sua vita. Un odio così profondo da renderlo capace di trasformarsi, nei modi, nell'intelletto, nel rango sociale, per mettersi in condizioni di perpetuare il suo scopo. E, ancora, un odio così profondo da non potersi appagare con la rovina economica e morale del suo antico aguzzino e l'infelicità della donna che lui amava senza vedersi ricambiato, ma si estende ad ogni discendente e ogni legame delle persone odiate.

Tutto questo raccontato in un lungo flash-back in modo che il lettore possa conoscere già il risultato di tanto odio. Il panorama umano che si presenta all'estraneo narratore, il signor Lockwood, occasionale vicino di casa, ha qualcosa di infernale. Persone logorate dall'odio e dal male, paralizzate in relazioni insopportabili da cui però non possono liberarsi.

Mi sono chiesto cosa trattenga il lettore su questo libro mentre, pagina dopo pagina, la storia si fa più cupa e più psicotica. Penso siano due fattori: il primo è la compassione per Catherine, due personaggi che nella mente del lettore diventano uno solo contribuendo a unificare i due piani del presente e del flash-back. Tutta la storia è narrata proprio perché Cathy è interessante e il narratore – e anche noi – vuole saperne di più. Il secondo fattore è la profondità dell'odio: ci si domanda fin dove Heathcliff possa arrivare, quali piani perversi abbia in serbo per tormentare la vita delle sue vittime.

Penso sia questa "profondità" a rendere affascinante il romanzo: lo si può leggere come una riflessione sulle dimensioni della felicità e dell'infelicità. Il cattivo, infatti, è mosso dal desiderio di rifarsi di tutti i tipi di sofferenza che lui ha conosciuto. E ci vuole una certa analisi per rivelarne tutte le sfaccettature: povertà, insicurezza, diseducazione, umiliazione, paura, abiezione, solitudine, scrupoli, pessimismo, costrizione, ingiustizia, gelosia e invidia, disperazione, affetti respinti, sofferenza di chi ti è caro. Emerge una visione profonda dell'uomo e della sua vita, della sua ricerca della felicità e degli innumerevoli pericoli che la minacciano.

Questo, penso, sia il segreto di un romanzo potente, raccontato con vittoriana delicatezza. E quindi un'ultima considerazione: ci vuole molta raffinatezza per restare posati ed eleganti mentre si narra una storia così violenta interiormente.

1 commento:

Rosaspina ha detto...

Avendolo letto in anni adolescenziali l'ho lasciato lì, ad un certo punto . . . uno di quei libri che non rileggerei! :-)

Ciao, Fior