27 agosto 2010

Turismo sostenibile

HO CERCATO una foto che rendesse l'idea del quartiere dove ci trovavamo. Dadar est è un quartiere modesto, dire povero sarebbe troppo in una città che ospita la più grande baraccopoli dell'Asia. Non sono un bravo reporter: vi propongo la meno peggio che ho trovato.

Case cadenti (ma noterete che alcuni appartamenti sono tenuti meglio di altri), gente e auto dappertutto e, soprattutto, negozi ovunque. Piccolissimi, uno affianco all'altro.

Quando, dopo alcuni giorni, siamo andati a fare un giro nella Mumbai turistica, ho notato la differenza rispetto a dove stavamo noi. Strade ampie, case ben tenute, più gente vestita all'occidentale e... turisti! Nel nostro quartiere non c'era un solo occidentale. Eravamo gli unici.

Così ho pensato alla fortuna che abbiamo avuto: noi abbiamo visto la vera India. Il turista medio vede il centro città, alloggiando in alberghi di lusso, poi magari fa una rapida scappata per vedere gli slum da lontano e torna a casa. Penserà che l'India è un paese più o meno normale, con alcune sacche di povertà. E invece si è perso il grosso.

La maggior parte delle persone non abita in centro (dove il costo delle case è comparabile a quello delle grandi capitali), e nemmeno negli slum. Invece abitano qui, a Dadar. Così ho pensato che l'unico modo "dignitoso" per visitare questi paesi è andare a fare qualcosa, avere un motivo per stare con loro lasciando il tuo contributo. Altrimenti ci sarebbe da vergognarsi, da sentirsi un po' voyeurs.

Cercando informazioni in un sito di turismo ho visto l'espressione Turismo sostenibile. Per un momento ho pensato che corrispondesse al mio pensiero: un atteggiamento che si può sostenere senza temere di perdere la faccia. Mi è bastato leggere qualche riga per capire che invece si trattava di un turismo "ecologicamente responsabile": come fare la raccolta differenziata quando sei all'estero, come limitare i consumi energetici ecc. Ma ci sono stati in questi posti? Guardate quest'altra foto e chiedetevi se si possono fare simili discorsi davanti a queste scene. Direi che non è una posizione "sostenibile".

2 commenti:

anonimok ha detto...

Mi colpisce molto, nella tua prima foto, il cartellone pubblicitario di una scuola che usa come testimonial la propria alunna che è risultata prima in matematica in tutta la regione agli esami di scuola secondaria. Mi pare che ci sia un cartellone simile nell'angolo in alto a destra.
Se le scuole investono in pubblicità del genere in un quartiere così degradato, vuol dire che tra chi vive lì c'è chi pensa che l'istruzione venga prima di altre comodità.

La sensazione che molti turisti siano dediti al voyeurismo o, per dirla chiaramente, affrontino la vita di altri popoli come guardoni, invece di cercare di prendervi parte, l'ho avuta tante volte. D'altronde, le nostre edicole sono piene di riviste, sul mondo, sulla natura, sulla scienza, sulla tecnica, sulla politica, sull'attualità, accuratamente mirate ad un pubblico di voyeur.

Don Mario ha detto...

Complimenti per l'occhio! In effetti c'erano molte pubblicità del genere in giro, anche sugli autobus. Gli indiani in genere hanno molto chiaro il self improvement e sanno che un buon titolo di studio vale molto.

Da notare, però, che il quartiere è molto degradato per i nostri standard. Non sono riuscito a farmi un'idea sicura, ma secondo me quella che avevo intorno era piccola borghesia: gente che vive in case cadenti, che probabilmente non ha l'auto, ma che riesce ad arrivare a fine mese con la pancia (ragionevolmente) piena, i vestiti necessari ecc.

Persino negli slum non sono tutti miserabili: molti sono lì perché è difficile trovare casa e quella che hanno costa poco o forse niente.

Ci sono poveri e poveri, e il nostro occhio non sa distinguere molto bene.