
«CREDO CHE ci sia bisogno di molta padronanza e di molto abbandono per osare la semplicità. Si deve rinunciare a stupire gli imbecilli, i pedanti, gli acculturati, tutti quei personaggi che si sentono giudici e che riescono a riconoscere un talento solo se è carico di complesse sofisticazioni, che identificano l'intelligenza solo se non capiscono qualcosa, e nella noia inconfessabile che provano individuano il genio. Rivendicandosi colta, sottolineando a ogni istante le sue origini e le sue ambizioni culturali, l'arte pretenziosa guadagna facilmente il favore di cervelli che si credono seri. Invece colui che avanza seminudo, armato solo della propria grazia e di un sorriso, rischia di incorrere nel disprezzo dei censori.
Ci vuole una dose maggiore di lavoro e di modestia per ottenere un'arte che sia chiara, evidente.»
(La mia storia con Mozart, p. 89).
Rileggete la citazione mettendo personalità al posto di arte e la cosa diventa ancora più interessante. Che c'entra l'immagine? C'entra, c'entra...
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