10 giugno 2008

Capisci Kandinsky?

NON MI INTENDO di arte, eppure questo quadro di Kandinsky mi affascina (si chiama Composizione VIII del 1923). Ieri stavo cercando tutt'altro e me lo sono ritrovato lì che campeggiava sotto il titolo di una pagina della Rai. Non ho potuto fare a meno di fermarmi un momento ad ammirarlo. E, come altre volte, l'amico del computer affianco ha fatto un sorrisino di sufficienza e ha borbottato qualche parola di irrisione.

È che qui ci vuole qualche secondo in più per superare il disprezzo sbrigativo del saccente e capire che l'artista non ti sta prendendo in giro. Quello ci scriveva dei libri (Punto, linea, superficie per esempio) sul rapporto tra due linee inclinate, una curva o un colore; per lui non erano scarabocchi.

Salto indietro di qualche anno: mostra di Kandinsky al Palazzo delle Esposizioni; alcuni amici tra cui Piero, l'"artista" e sapiente del gruppo. Giriamo con calma le sale, osserviamo attentamente, cercando di cogliere qualcosa, un indizio, un messaggio... Se qualcosa riuscivamo a cogliere era l'imbarazzo dei visitatori, che si sentivano obbligati a mostrarsi all'altezza ma ne capivano quanto noi (e con meno impegno, direi). I cartelloni dicevano poco o nulla; i titoli dei quadri ben poco significativi.

Finita l'ultima sala, Piero torna indietro. Sappiamo che ci conviene seguirlo. Al centro della sala, fermo, si guarda intorno in silenzio. Conoscevamo bene i suoi silenzi e per noi erano molto promettenti.

Lentamente inizia a ragionare tra sé e sé, sottovoce, mettendo insieme i pezzi. "Questi equilibri instabili, queste linee di fuga. I colori che si confrontano. Qui c'è musica, lì c'è equilibrio... Si vede che sta sperimentando, ma sta dicendo qualcosa? Che le immagini sono anche suoni? Perché quel quadro lì è chiaramente un concerto; e in quell'altro c'è un movimento ritmato...". Intorno a noi si era radunata una piccola folla. Non era una lezione preconfezionata, Piero non l'avrebbe mai fatto. Pensava con noi, ci portava con sé nelle sue scoperte.

E adesso questo quadro mi dice diverse cose: mi dice che la realtà, come certa arte, non si presta a interpretazioni sbrigative. Ci vuole attenzione, curiosità, pazienza. E mi dice che le persone sono sempre capolavori, anche se a volte difficili da capire, e che si fa presto a mettere etichette, ma che non ci guadagniamo molto facendolo.

E oggi, modestamente, sarei anche capace di dare qualche spiegazione sul quadro, ma non era questo l'obiettivo del post.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti piace Kandisnky? Si molto!!!
La rete ne parla con entusiasmo ed io ne sono affascinato. Mi sembra di ricordare che questo artista ha codificato il significato dei colori con lo stato psichico.
Non dimenticare che l'opera astratta ha una sua grammatica e la sua sintassi, inoltre la percezione e' regolata dalla scansione del foglo o della tela. Hai mai notato che se metti un avviso a sinistra, sono pochi coloro che lo vedono?

Gli edicolanti lo sanno bene e la merce che vogliono vendere, la mettono e destra
gbmore

Il quadro si trova nella mia città?

Don Mario ha detto...

Il quadro si trova al Guggenheim di New York. Non so se sia la tua città...

Kandinsky mi piace, ma non tanto quando prevale lo studio del colore, molto di più il rapporto tra le figure e quello che dici sulla posizione.